Graziella Pagano morta a Napoli: fascino e cultura, così incantò la politica

Graziella Pagano morta a Napoli: fascino e cultura, così incantò la politica
Bella - di una bellezza perentoria impossibile da ignorare per gli sguardi maschili, fonte d'inquietudine e rivalità per molti occhi femminili Graziella Pagano lo...

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Bella - di una bellezza perentoria impossibile da ignorare per gli sguardi maschili, fonte d'inquietudine e rivalità per molti occhi femminili Graziella Pagano lo è stata fino all'ultimo dei suoi giorni. Nonostante il mieloma, la brutta bestia che l'aveva aggredita da cinque anni, nonostante le chemio, l'autotrapianto, le pesantissime terapie antirigetto. Nonostante i 77 anni che avrebbe compiuto il prossimo 5 novembre. Era bella perfino in sedia a rotelle e con il bastone quando, il 9 settembre scorso, si era ostinata a non mancare all'incontro elettorale con Renzi, che l'aveva voluta candidare in Italia Viva. Poco dopo le sue condizioni si sono aggravate, ma è stato inutile il ricovero al Campus universitario di Roma dove l'altra sera si è spenta, tra le braccia del figlio e della sorella.



Così, se oggi se si guardano le sue foto di ragazza fiammeggiante a Ischia con il padre identico a lei e la mamma amatissima, quelle di giovane avvenente senatrice Pds al fianco di Giorgio Napolitano, madre di Lorenzo, moglie di Enzo Crea e sorella di Gloria, se si scorre il film della sua vita avendo davanti le immagini di sé che volentieri Graziella esibiva sui social, senza omettere nemmeno quelle della malattia dove appariva stanca e senza capelli, quella bellezza arriva comunque. Ma non è la prima cosa che viene in mente, per dire di lei. Prima vengono altre parole, come coraggio, intelligenza, dignità. Forza, soprattutto. Una forza inaudita, addirittura sfrontata perché sì, la sfrontatezza era un suo tratto che le ha fatto sfidare la malattia con il piglio di chi non intende arrendersi. Affrontando, un anno fa, un autotrapianto di staminali che era un po' come scommettere sulla propria vita, rarissimo da effettuarsi dopo i sessant'anni ma suggerito da medici ammirati da una tempra inaudita di donna assai più giovane dei suoi anni. E nelle scorse settimane quella stessa forza l'aveva indotta ad assoggettarsi a una campagna elettorale sfiancante che avrebbe stroncato un trentenne. Con lo stesso piglio ha tenuto testa alle sfide della politica, alle responsabilità pubbliche, alle maldicenze private, ai lutti e ai dolori personali. E dire che da studentessa di Lettere e Filosofia alla Federico II, era una timida: o almeno, lei si raccontava così, ma risultava difficile crederle. In un gruppo di giovani che annoverava Berardo Impegno e Giovanna Borrello, lei era la guerriera, giovanissima militante della sinistra extraparlamentare. Tutti e tre seguivano con devozione le lezioni di un professore di Filosofia Morale esigente e magnetico di nome Aldo Masullo. Poi Graziella diventò insegnante, prima in licei del Cilento, quindi al Froebeliano, e ovunque andasse accendeva le menti dei suoi allievi per via di un suo carisma speciale e mettendo in pratica gli insegnamenti di Masullo. Nel 1987 la passione politica alimentata dagli studi di filosofia la portò a candidarsi alle comunali, dove fu eletta consigliere e diede battaglia per la refezione nelle scuole cittadine.

Sfogliando l'album della sua vita, risalta una foto che fu scattata da Oliviero Toscani a piazza del Plebiscito per le politiche del 1992, quando il Pds, sulle ceneri di Tangentopoli, tentava il rilancio anche d'immagine. Bastò un attimo, l'arguto fotografo scrutò i pidiessini convenuti, scartò quelli in triste abito grigio e la adocchiò: la bella bionda venga qui, mettiamola avanti. Graziella Pagano divenne senatrice e lo fu per nove anni. Allora e dopo, da consigliere del ministro per le Pari opportunità Pollastrini e da consigliere politico del secondo governo Prodi, continuò a battersi a favore delle donne, dei ceti meno garantiti. Ma Graziella Pagano è stata soprattutto una outsider, perennemente sopra le righe del convenzionalismo e di un certo bigottismo misogino della sinistra, di cui però si è sentita sempre parte, appassionatamente (e sì, passione è un'altra parola che l'accompagna nei vari passaggi della sua vita). Ha raccontato in pubblico gli anni in cui era la senatrice più ammirata anche da quelli di destra: Berlusconi non poté esimersi dal corteggiarla, e memorabile risultò un invito di Agnelli a fare un salto a Capri insieme con il suo elicottero privato. Graziella lo declinò con classe, facendogli notare la necessità di non allontanarsi dall'aula. Per cinque anni ha affrontato la malattia raccontandola sui social con generosità, per offrire la sua esperienza a chi condivideva il suo calvario. Suscitando, per questo, gli entusiasmi di chi la chiamava leonessa, le critiche di quelli che mal ne avevano digerito i successi. E intervenendo sui social con post spesso polemici, mai banali, ha continuato le sue battaglie politiche facendo affidamento sul sostegno amorevole di suo figlio Lorenzo, dei tanti amici e di chi la ammirava per come era: una così innamorata della vita, così forte da sembrare sopravvissuta alla stessa notizia della propria morte, annunciata mentre ancora i familiari non l'avevano comunicata. 

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Il Mattino