Ha febbre e mal di pancia, lo curano per il Covid e muore: aperta l'inchiesta

Ha febbre e mal di pancia, lo curano per il Covid e muore: aperta l'inchiesta
Avverte forti dolori addominali, viene portato in ambulanza all'ospedale San Leonardo di Castellammare e trattato come caso Covid; muore dopo due giorni per motivi non...

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Avverte forti dolori addominali, viene portato in ambulanza all'ospedale San Leonardo di Castellammare e trattato come caso Covid; muore dopo due giorni per motivi non riconducibili al coronavirus ma ancora sconosciuti alla famiglia. È ciò che è accaduto a Giovanni Somma, 52 anni, imprenditore turistico, titolare de «La Cinciallegra» a Monte Faito. L'uomo è deceduto il primo maggio. Sulla gestione del suo ricovero e sulle cause della morte, però, ci sono troppi aspetti oscuri. E la famiglia vuole vederci chiaro. Il giorno successivo al decesso la moglie Cristina si è recata presso il comando dei carabinieri di Castellammare di Stabia per sporgere denuncia. E la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, pubblico ministero Emilio Prisco, ha aperto un'inchiesta per cercare di dare una risposta ai tanti perché collegati a una morte totalmente inaspettata di un uomo sano, nel pieno vigore degli anni.


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Si tratta di domande che invadono profondamente il cuore e la mente della moglie, dei tre figli e dei parenti tutti, che non riescono a darsi pace. «Era un uomo sano, non aveva alcuna patologia - racconta la sorella Nunzia Somma - Trascorreva le sue giornate tra il Monte Faito, dove aveva l'attività ristorativa, e la sua casa, a Moiano. L'ultima volta che l'abbiamo visto è stato il 29 aprile, quando ha chiamato il 118 per un forte mal di pancia. Da allora non abbiamo più potuto avere contatti con lui perché all'ospedale è stato trattato come paziente Covid, con tutti i relativi protocolli di sicurezza. Soltanto qualche breve telefonata alla moglie durante la quale raccontava di stare lì, senza che gli facessero alcun tipo di controllo, solo in attesa dell'esito del tampone. Con i dolori addominali che non andavano via. Poi la chiamata dai carabinieri per avvisarci del decesso».

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Giovanni è stato ricoverato mercoledì 29 aprile. Sintomi: addome acuto e un solo giorno di febbre. I medici hanno pensato al coronavirus. Pertanto, la famiglia è stata tenuta a distanza. Il medico del pronto soccorso, come raccontato dal paziente ai familiari, ha chiesto che venisse effettuata una tac. Tale esame, però, non è stato mai fatto. Soltanto il tampone, che dopo qualche giorno avrebbe dato esito negativo. Nel frattempo le condizioni cliniche sono peggiorate tanto da spingere i sanitari ad intervenire chirurgicamente, giovedì 30 aprile. Tra le ipotesi formulate dai medici in quei giorni, quella di setticemia. L'intervento, però, forse arrivato troppo tardi, non è riuscito a salvare l'imprenditore, che è morto il primo maggio. I familiari hanno appreso la notizia da una telefonata dei carabinieri di Vico Equense. Troppi i dubbi e gli interrogativi che hanno spinto i parenti a sporgere denuncia. Su disposizione del pm Emilio Prisco, è stata effettuata l'autopsia da parte del medico legale Antonio Sorrentino. Ancora non pervenuto l'esito.

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Intanto venerdì si sono celebrati i funerali, secondo le restrizioni dettate dalle direttive per l'emergenza Covid. Una decina di familiari stretti hanno accompagnato l'uomo a dare l'ultimo saluto alla sua amata montagna e, in particolare, alla chiesa di San Michele per poi recarsi al cimitero di San Francesco.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino