Scuole antisismiche, Campania fuorilegge: solo il 30% è a norma

Scuole antisismiche, Campania fuorilegge: solo il 30% è a norma
Lezioni sospese, cancelli sbarrati, e mezzo milione di studenti campani costretti a restare a casa nel bel mezzo dell'anno scolastico: la sentenza della Cassazione che ieri ha...

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Lezioni sospese, cancelli sbarrati, e mezzo milione di studenti campani costretti a restare a casa nel bel mezzo dell'anno scolastico: la sentenza della Cassazione che ieri ha imposto la chiusura delle scuole che non rispettano gli standard di sicurezza anticrollo, rischia di scatenare un esodo di proporzioni bibliche dalle aule della Campania. Anche se la struttura si trova in una zona a basso rischio di terremoto va chiusa, ha sancito la Suprema Corte. Che ha accolto la condanna di un sindaco del Grossetano indagato per omissione di atti di ufficio, perché colpevole di non aver chiuso un plesso scolastico «nonostante dal certificato dell'immobile ne emergesse la non idoneità sismica». Se lo stesso orientamento dovesse essere adottato in Campania, per il sistema scolastico sarebbe un vero tracollo: sono infatti a norma, secondo quanto confermato al Mattino dall'Assessorato all'istruzione, soltanto il 35-40 per cento dei 4800 fabbricati scolastici del territorio.


Dati ufficiali, finalmente portati alla luce, che imprimono un autorevole sigillo sull'allarme lanciato dal report di Legambiente alla fine dell'anno scorso. Secondo l'indagine di Ecosistema scuola, condotta su 475 edifici, il 90,5% degli istituti campani si trova in aree a rischio sismico. Ma di questi, solo due su dieci (ossia un migliaio scarso), sono stati costruiti per resistere al terremoto, e solo il 28,5 per cento è stato sottoposto alla verifica di vulnerabilità sismica indispensabile per frequentare le aule in tutta sicurezza. «Chiudere tutte le scuole non a norma non è tuttavia la soluzione avverte la segretaria regionale di Legambiente, Francesca Ferro la vera svolta è cominciare a fare una seria opera di prevenzione. Occorre varare subito un piano di interventi straordinario per mettere in sicurezza le scuole».

 

Decidere presto, agire subito, dunque. Non fosse che numeri così allarmanti sono il portato storico di un fallimento, peraltro comune alle altre regioni del Mezzogiorno, che risponde a due fattori precisi: sottovalutazione e burocrazia. Pesa innanzitutto in Campania l'ipoteca di un patrimonio edilizio vecchio, che per il 61,2% è stato edificato prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica del 1974 e che vede più di un edificio su due (57,6%) necessitare di interventi urgenti di manutenzione. E pesano, come un macigno, i pochi investimenti che i Comuni hanno sostenuto per l'ammodernamento e la messa in sicurezza dei fabbricati negli anni passati. A fronte di una media nazionale di 21.836 euro spesi per la manutenzione ordinaria di ogni singolo edificio, in Campania è stata impiegata un decimo della somma: appena 2,123 euro. E il gap, rileva Legambiente, si ripropone identico in fatto di manutenzione straordinaria: 7mila euro a fabbricato nel resto d'Italia, 1335 in Campania. Come mai? «La sensibilità di Comuni e province verso il tema della prevenzione spiega la dirigente del settore lavori pubblici della Regione, Roberta Santaniello è maturata appieno soltanto negli ultimi anni segnati da tragici terremoti come quello dell'Aquila. Prima di allora, la soglia di attenzione non era alto quanto oggi». Un cambio di passo c'era da aspettarselo: lo scorso anno sono stati segnalati sulla stampa 44 episodi di crolli nelle scuole con 6 feriti tra studenti e personale, per un totale di 156 episodi e 24 feriti negli ultimi 4 anni: in pratica un bollettino di guerra.

Ma nonostante la percezione dell'allarme sia ormai diffusa, tra il dire e il fare ci sono di mezzo i soldi. Quelli necessari per eseguire le perizie innanzitutto, che sono la condizione preliminare per disegnare un quadro preciso degli interventi anti-sismici da realizzare. Secondo il rapporto di Cittadinanzattiva, la Protezione civile non si è mai risparmiata nel sollecitare gli Enti locali: l'87% dei dirigenti ha chiesto interventi manutentivi a Comuni e province che in un caso su cinque non sono stati effettuati, mentre nel 43 per cento dei casi sono stati portati a termine, ma con ritardo. Più sensibilità è maturata anche nelle scuole: un istituto su quattro - aggiunge il report - ha chiesto interventi strutturali che però non sono mai stati effettuati (74%) o effettuati con ritardo (21%). Il punto è che in molti comuni campani, la cassa piange: soldi per le verifiche non se ne trovano. «Ed è per questa ragione annuncia Santaniello - che la Regione ha intenzione di istituire quest'anno un fondo che aiuterà gli Enti locali a sostenere i costi delle perizie». Ogni tre anni Palazzo Santa Lucia stila tra l'altro un piano del fabbisogno di interventi in fatto di edilizia scolastica, che ha consentito di stanziare soltanto nel 2017 risorse per 200 milioni destinati a mettere in sicurezza 107 scuole. «E presto sarà pronto un nuovo avviso pubblico», avverte Santaniello. Ma alla luce di un ritardo storico tanto ingombrante e all'insegna della sottovalutazione, sembra quasi di dover svuotare il mare di colpo armati di un secchiello. La svolta, anche se tardiva, è infine arrivata. Ma a complicare la rincorsa, c'è anche la presa tentacolare della burocrazia. Comuni, regioni e province lamentano infatti al Mattino, come un sol uomo, «l'abbraccio mortale del nuovo Codice degli appalti», che tra ricorsi, adempimenti e rimpalli, rallenta gli interventi di manutenzione e quelli di adeguamento e miglioramento sismico delle scuole per le quali si ottengono i fondi. «Tra un progetto esecutivo e uno definitivo», è l'allerta di Palazzo Santa Lucia, può trascorrere anche un anno e mezzo». Intanto il conto alla rovescia ticchetta inesorabile, scandito da un dilemma che tormenta comuni e palazzi: lasciare mezzo milione di studenti a casa di colpo, per tutelare la loro sicurezza, o garantire il loro diritto allo studio e metterli così in pericolo? È questo il problema. O forse il vero dramma.
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Il Mattino