I tombini del collettore saltano come tappi: allagata via Lavinaio

Sotto accusa l'impianto realizzato dalla Regione

Via Lavinaio
«Acqua alta», sotto accusa il collettore di via Lavinaio, la strada della Regione. È bastato un intenso acquazzone di pochi minuti, per far saltare come tappi i...

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«Acqua alta», sotto accusa il collettore di via Lavinaio, la strada della Regione. È bastato un intenso acquazzone di pochi minuti, per far saltare come tappi i tombini di cemento, del collettore di via Lavinaio, una strada sterrata che procede parallela a via Borsellino. Ricavata in parte dalla copertura dell'ex alveo comunale, i cui lavori vennero effettuati dalla ex Casmez.

La capacità della condotta realizzata, che riceve le acque reflue dalla zona alta di Napoli, si è dimostrato subito incapace di convogliarne il flusso. Un disagio che si è manifestato alcuni decenni fa, subito dopo il completamento dei lavori e che ha interessato i media nazionali. Una strada che porta al cuore di Melito, dal cui versante è stato necessario creare uno sbarramento per evitare lo sversamento di rifiuti. Misura che è servita a limitare ma non a cancellare il problema. Al di sotto di via Lavinaio scorre il collettore che ha sostituito il vecchio alveo, che in tempi remoti, solo in caso raro di piogge abbondanti, tracimava. Con il convogliamento delle acque reflue dalla zona alta di Napoli e soprattutto da quella ospedaliera, bastano poche gocce di pioggia a Napoli, per far allagare Casandrino.

In condizioni metereologiche normali il collettore regge, ma in caso di pioggia scatta l'alert. Come sta accadendo in questi giorni. Le precipitazioni, anche se non insistenti, sono incessanti. Ed è bastata qualche goccia di pioggia in più per far scattare l'allarme.

I tombini di cemento (per sollevarli occorrono solo mezzi meccanici) sono saltati come tappi. I liquami si sono riversati in via Borsellino allegando abitazioni e cantinati a piano terra, per poi invadere il centro storico. Scene già viste, allagamenti annunciati e denunciati, ma la soluzione tarda a venire, anche per la precarietà degli interlocutori con la Regione, visto che a Casandrino da alcuni anni, le amministrazioni non riescono a concludere il mandato.
 

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Il Mattino