Il deficit grava come un macigno e per il Comune ripianarlo è un'impresa ardua. Le difficoltà nel rispettare i vincoli imposti dal regime di predissesto cui il...
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Le società partecipate costituiscono una fonte di sofferenza per le casse comunali, a fronte di servizi spesso carenti o talvolta largamente insufficienti. Ma non tutti i bilanci sono in perdita. In qualche caso si registrano anche degli utili. Gli oneri sulla collettività hanno quasi sempre un impatto notevole. Per analizzare il complesso degli organismi partecipati dall'ente, è necessario tenere in considerazione quelli nei quali il Comune detiene una quota del 100 per cento. Il caso più eclatante riguarda Napoliservizi Spa, la società di facility management che, agli albori della rivoluzione arancione del 2011, inaugurò la stagione delle cosiddette internazionalizzazioni. A Napoliservizi venne affidato un enorme carico di mansioni, dalla gestione e manutenzione del patrimonio comunale al facility management, dai servizi di assistenza scolastica ai servizi di assistenza alla persona presso strutture comunali. I risultati non sono stati all'altezza delle aspettative. Le cifre sono piuttosto eloquenti. Alla voce «onere complessivo annuale sul bilancio comunale» corrisponde per Napoliservizi un dato di 68 milioni di euro. Il Comune ha dovuto sostenere la partecipata. Ed è proprio questa una delle principali motivazioni delle sofferenze create alle casse comunali dagli organismi partecipati. Se Napoliservizi figura tra le società strumentali, occorre sbirciare tra i dati delle società, consorzi e aziende di servizi pubblici per trovare altri casi significativi. Quello dell'Anm è il caso più noto.
Il trasporto pubblico su gomma e su ferro è forse l'esempio più evidente di qualità del servizio non esattamente corrispondente alla spesa. I risultati d'esercizio sono nettamente cambiati nel corso degli anni. Si va da un passivo di 42 milioni nel 2015 ad uno di 54 milioni nel 2016, fino a scendere ad un milione247mila euro del 2017. Il dato più interessante è quello che emerge alla voce «onere complessivo annuale sul bilancio comunale». In questo caso siamo a 5,9 milioni di euro. Mentre per la partecipata Napoli Holding srl, alla stessa voce «onere complessivo sul bilancio annuale» il dato corrispondente è pari a 112 milioni di euro. Differente la situazione di Asìa, che ha fatto registrare bilanci in utile dal 2015 in poi. Mentre gli oneri sul bilancio ammontano a 182 milioni di euro. Una quota che tiene conto di una pluralità di voci, dal servizio di raccolta dei rifiuti a quello di smaltimento. Orientarsi nella giungla delle partecipate è sempre stata un'impresa titanica per chiunque. «La partecipate - spiega il fiscalista Giuseppe Pedersoli, ex difensore civico del Comune - sono sempre state utilizzate negli anni scorsi per assumere delle persone. Naturalmente mi riferisco a tutti gli enti locali. Non solo a Napoli. Ho fatto parte dell'organismo di vigilanza di Napoliservizi per un anno. Appena ho cominciato a chiedere i criteri delle assunzioni mi hanno revocato l'incarico. Ho fatto causa e ho avuto ragione. Al di là delle partecipate, il riaccertamento dei residui attivi è un problema enorme per gli enti. Ci sono, ad esempio, comuni come quello di Frattamaggiore che hanno dovuto cancellare 6 milioni di euro per la rottamazione delle cartelle esattoriali al di sotto dei 1000 euro. Naturalmente a Napoli i dati sono spaventosamente più alti».
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Il Mattino