Napoli, il bilancio in rosso: maxivoragine delle Partecipate

Napoli, il bilancio in rosso: maxivoragine delle Partecipate
Il deficit grava come un macigno e per il Comune ripianarlo è un'impresa ardua. Le difficoltà nel rispettare i vincoli imposti dal regime di predissesto cui il...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il deficit grava come un macigno e per il Comune ripianarlo è un'impresa ardua. Le difficoltà nel rispettare i vincoli imposti dal regime di predissesto cui il Comune aderì nel 2015 sono note. Allo stesso modo la riforma della contabilità degli enti locali, introdotta due anni fa, ha seminato lo scompiglio nella quasi totalità dei municipi italiani. Per un altro verso, sono proverbiali le debolezze di Palazzo San Giacomo nella riscossione di tasse e tributi locali, per i quali, nonostante la buona volontà dell'amministrazione e gli sforzi dell'attuale titolare della delega al Bilancio, non è stato ancora registrato un vero e proprio passo in avanti. Il regime di predissesto ha imposto grandi sacrifici alla città. Basti pensare che dal 2016 per tutti i tributi locali - dall'Imu all'addizionale Irpef, per citare solo i più noti - a Napoli sono state fissate le aliquote massime previste dalla legge. Una norma relativa al regime di predissesto prevede, infatti, che per i tributi vengano introdotte dagli enti che vi aderiscono le aliquote massime. Ma, al di là dei mancati incassi, che da sempre rappresentano un problema per il Comune, occorre soffermarsi su quella che è tradizionalmente una delle voci di spesa più ingenti per l'amministrazione.

 
Le società partecipate costituiscono una fonte di sofferenza per le casse comunali, a fronte di servizi spesso carenti o talvolta largamente insufficienti. Ma non tutti i bilanci sono in perdita. In qualche caso si registrano anche degli utili. Gli oneri sulla collettività hanno quasi sempre un impatto notevole. Per analizzare il complesso degli organismi partecipati dall'ente, è necessario tenere in considerazione quelli nei quali il Comune detiene una quota del 100 per cento. Il caso più eclatante riguarda Napoliservizi Spa, la società di facility management che, agli albori della rivoluzione arancione del 2011, inaugurò la stagione delle cosiddette internazionalizzazioni. A Napoliservizi venne affidato un enorme carico di mansioni, dalla gestione e manutenzione del patrimonio comunale al facility management, dai servizi di assistenza scolastica ai servizi di assistenza alla persona presso strutture comunali. I risultati non sono stati all'altezza delle aspettative. Le cifre sono piuttosto eloquenti. Alla voce «onere complessivo annuale sul bilancio comunale» corrisponde per Napoliservizi un dato di 68 milioni di euro. Il Comune ha dovuto sostenere la partecipata. Ed è proprio questa una delle principali motivazioni delle sofferenze create alle casse comunali dagli organismi partecipati. Se Napoliservizi figura tra le società strumentali, occorre sbirciare tra i dati delle società, consorzi e aziende di servizi pubblici per trovare altri casi significativi. Quello dell'Anm è il caso più noto.


Il trasporto pubblico su gomma e su ferro è forse l'esempio più evidente di qualità del servizio non esattamente corrispondente alla spesa. I risultati d'esercizio sono nettamente cambiati nel corso degli anni. Si va da un passivo di 42 milioni nel 2015 ad uno di 54 milioni nel 2016, fino a scendere ad un milione247mila euro del 2017. Il dato più interessante è quello che emerge alla voce «onere complessivo annuale sul bilancio comunale». In questo caso siamo a 5,9 milioni di euro. Mentre per la partecipata Napoli Holding srl, alla stessa voce «onere complessivo sul bilancio annuale» il dato corrispondente è pari a 112 milioni di euro. Differente la situazione di Asìa, che ha fatto registrare bilanci in utile dal 2015 in poi. Mentre gli oneri sul bilancio ammontano a 182 milioni di euro. Una quota che tiene conto di una pluralità di voci, dal servizio di raccolta dei rifiuti a quello di smaltimento. Orientarsi nella giungla delle partecipate è sempre stata un'impresa titanica per chiunque. «La partecipate - spiega il fiscalista Giuseppe Pedersoli, ex difensore civico del Comune - sono sempre state utilizzate negli anni scorsi per assumere delle persone. Naturalmente mi riferisco a tutti gli enti locali. Non solo a Napoli. Ho fatto parte dell'organismo di vigilanza di Napoliservizi per un anno. Appena ho cominciato a chiedere i criteri delle assunzioni mi hanno revocato l'incarico. Ho fatto causa e ho avuto ragione. Al di là delle partecipate, il riaccertamento dei residui attivi è un problema enorme per gli enti. Ci sono, ad esempio, comuni come quello di Frattamaggiore che hanno dovuto cancellare 6 milioni di euro per la rottamazione delle cartelle esattoriali al di sotto dei 1000 euro. Naturalmente a Napoli i dati sono spaventosamente più alti».
  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino