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Ci sono voluti sette anni per mandare gli atti di fronte, ai giudici; e altri sette anni per condurre un'istruttoria che - tra cambi di giudici, esami di intercettazioni e testi - procede lenta sul binario morto della prescrizione.
Aula 118, processo ad ostacoli quello che si sta per chiudere dinanzi alla prima sezione penale. Parliamo del filone principale del processo Finmeccanica, il primo atto di accusa in Italia nei confronti della partecipata del ministero dell'Economia, un colosso di Stato che fabbrica aerei, elicotteri, navi e armamenti. Un leader nel mondo, che alla fine di due decenni fa - correva l'anno 2007 - finisce al centro di inchieste incrociate di più procure in Italia. Prima di tutte si muove Napoli, forte di intercettazioni della Dda nate a Caserta (indagini sui casalesi), trasferite a Napoli, dove viene formato un fascicolo monstre: i grandi appalti, dalle strade alle caserme e casermette (per usare una frase di Cristiano Di Pietro, figlio dell'ex ministro delle infrastrutture Tonino Di Pietro), che a Napoli avrebbe visto la formazione di una sorta di comitato d'affari. Nasce un processo che, a distanza di 14 anni, pende ancora in primo grado, dopo aver smarrito ogni aderenza con la realtà. Pochi giorni fa, tutti gli imputati hanno visto riconosciuta la prescrizione dei reati: scaduto il tempo massimo, impossibile verificare l'esistenza di reati come associazione per delinquere, falso e turbativa d'asta.
Un flop da attribuire in modo salomonico ai protagonisti del sistema giudiziario: a chi aveva il pallino dell'azione penale, esercitata sette anni dopo l'apertura del fascicolo; e chi aveva il dovere di condurre in porto il processo, segnato in alcuni casi dal cambio di giudici del collegio, che ha reso necessario riportare il dibattimento allo stato di partenza.
Eppure sul tavolo - e in aula - è sfilato uno spaccato autorevole di un certo mondo di affari, a proposito della realizzazione di grandi progetti rimasti puntualmente sulla carta: ricordate la storia della manifattura del tabacco a Gianturco? Stando ai vertici del governo Prodi (anno 2007), quella struttura doveva diventare il centro del coordinamento delle attività di polizia sul territorio: la risposta a camorra e microcrimine, che in quel periodo provocavano oltre cento morti l'anno. Un grande progetto finito al centro di una grande trama investigativa che ha visto coinvolti, tra gli altri, l'ex questore di Napoli Oscar Fioriolli, l'ex sovrintendente alle opere pubbliche Mario Mautone, ma anche manager e società legate al gruppo Finmeccanica.
Ma proviamo a rimanere fermi a una serie di snodi: il procedimento è stato iscritto nel registro notizie di reato nel 2007, solo nel 2009 si sono definiti (e conclusi) gli interrogatori dinanzi ai pm; la prima udienza preliminare si è tenuta a maggio del 2013 ed il dibattimento è iniziato nel 2014; ma una volta in aula, il collegio di giudici ha subìto qualche modifica, tanto che solo a partire dal 2016 si è proceduto con un'istruttoria regolare; ancora nel 2018, un cambio di collegio (fisiologico in un palazzo di giustizia grande come Napoli, dove c'è chi va in pensione o in maternità, chi cambia distretto o funzioni), ha reso necessario riportare tutto al punto di partenza. Come al gioco dell'oca, un ritorno allo start. Fatto sta che quattordici anni dopo, si attende l'udienza di fine marzo, quando, fatto l'appello, bisognerà capire cosa resta - e cosa si potrà raccontare - dell'inchiesta terremoto sui presunti comitati d'affari all'ombra di Finmeccanica.
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