Il papà di Di Maio indagato per deposito illecito di rifiuti

Il papà di Di Maio indagato per deposito illecito di rifiuti
Secchi, bidoni, calcinacci e una carriola. Sono il «corpo del reato» finito nel fascicolo aperto dalla Procura di Nola a carico di Antonio Di Maio, padre del...

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Secchi, bidoni, calcinacci e una carriola. Sono il «corpo del reato» finito nel fascicolo aperto dalla Procura di Nola a carico di Antonio Di Maio, padre del vicepremier Luigi. Un fascicolo nel corso del quale è indagato lo stesso Antonio Di Maio, secondo quanto emerge da decreto di sequestro firmato qualche giorno fa dal gip Critelli del Tribunale di Nola. Più in particolare, Antonio Di Maio risulta iscritto nel registro degli indagati per «deposito incontrollato di rifiuti», sempre a proposito di quanto trovato nella tenuta di Mariglianella (comune vesuviano alle porte di Napoli) riconducibile al genitore del vicepremier. Non ci sono al momento riferimenti a ipotesi di abusi edilizi, in relazione al presunto ampliamento di un’antica dimora contadina all’interno della tenuta di casa Di Maio, né ci sono altre ipotesi formalizzate dai pm.

 
Stando a quanto emerso finora, la storia dei presunti abusi edilizi raccontata dagli organi di stampa è rimasta legata a vicende di natura amministrativa, come appare evidente da un dato in particolare: nessun organo di polizia giudiziaria ha al momento avanzato alcuna richiesta di sequestro della masseria dei Di Maio. Ma torniamo al materiale di risulta abbandonato all’interno della villa di Mariglianella. 

Stando a quanto emerso finora, l’unica accusa mossa a carico di Antonio Di Maio riguarda proprio il ritrovamento di quei secchi e bidoni, di quella carriola laconicamente abbandonata nei pressi di una catapecchia. 

Difeso dal penalista napoletano Saverio Campana, ora Antonio Di Maio attende le prescrizioni dell’Arpac, l’azienda regionale posta a tutela dell’ambiente, in vista della rimozione del materiale di risulta, con tanto di ammenda pecuniaria da versare. Intanto, però, in questi giorni l’attenzione dei Di Maio si è spostata dalla villa di campagna nell’estrema periferia vesuviana a un prestigioso studio professionale di Napoli. 

Dinanzi al notaio Oreste Coppola, lo scorso 4 dicembre, era presente Giuseppe Di Maio, in qualità di amministratore unico e legale rappresentante della società Ardima srl, oltre agli altri due soci (e fratelli) Rosalba e Luigi Di Maio (a loro volta titolari del 50 per cento della srl di famiglia). 


Insomma, una riunione formale al cospetto di un notaio, con un obiettivo dichiarato: lo scioglimento della Ardima srl e la sua messa in liquidazione. Una mossa che punta a chiudere i conti con una società di costruzione finita al centro dell’attenzione mediatica dopo le denunce di alcuni lavoratori che hanno accusato il padre dell’attuale ministro del lavoro di aver svolto attività edilizie con retribuzioni in nero. Anche su questa storia, si attendono le mosse della procuratrice di Nola Annamaria Lucchetta.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino