Ciro lascia Napoli e la salumiera alla Duchesca: «Non scappo, ​ma qui lo Stato è venuto solo per una stretta di mano»

Ciro lascia Napoli e la salumiera alla Duchesca: «Non scappo, ma qui lo Stato è venuto solo per una stretta di mano»
Un'anziana donna del quartiere passa, si affaccia nella salumeria e chiede a Ciro di conservargli due sfilatini. Il pane caldo nella salumeria di Ciro Scarciello...

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Un'anziana donna del quartiere passa, si affaccia nella salumeria e chiede a Ciro di conservargli due sfilatini. Il pane caldo nella salumeria di Ciro Scarciello arriverà fino a sabato mattina. Poi quella serranda resterà chiusa.


A gennaio, dopo una sparatoria in cui venne ferita una bambina, dal suo negozio di alimentari, denunciò il clima di intimidazione nella zona della Duchesca, alle spalle di piazza Garibaldi. Dopo sei mesi Ciro ha deciso di abbandonare, togliere l’insegna e cambiare vita. L'ennesima sconfitta della legalità, di una città che non riesce ad autoproteggersi contro chi vuole tenerla ai margini della legalità. E non sembri troppo semplice dire che Ciro si è sentito solo. Perché questo tipo di solitudine rode, macina dentro, ti fa andare via. E nelle orecchie si fa sempre più assordante quel «Fujtevenne» pronunciato da Eduardo De Filippo.
 
Ciro ha resistito finché ha potuto. Ha lottato, si è esposto. E la sua, come lui stesso spiega, non è una fuga di notte, ma un abbandono a viso aperto, leale con la parte buona della città. «Sono 40 anni che combatto e qui da circa 40 anni manca lo Stato a tutti i livelli. Ringrazio tutti i miei clienti che sono stati amici. E ci diamo un arrivederci. Ma qui intorno sono chiusi tutti e pure i cinesi in qualche caso hanno abbassato le saracinesche. Qui è difficile portare imprenditori che possono investire». Lo aveva detto al microfono di “Chi l’ha Visto?” e lo ripete oggi al Mattino. «Qui Comune e Regione sono arrivati solo per una stretta di mano».

Non ha denunciato solo l’antistato, quindi: a distanza di tutti questi mesi, Scarciello comincia a denunciare anche lo Stato. «L’unica cosa è stata fatta dalle Istituzioni in questo quartiere togliere una cancellata presente da cinque anni - spiega Ciro - Il sindaco è venuto, ha portato solidarietà e sono venuti anche suoi collaboratori. Ma ho avuto l’impressione che non abbiano la forza e la possibilità di risolvere le problematiche attuali in questo quartiere».
 
Il Comune che ha istituito un osservatorio sulla legalità «osserverà solo che Ciro chiude». Luigi Leonardi è l’imprenditore che denunciò la camorra e che subito dopo l’intervista di Ciro ha voluto conoscere il commerciante. E proprio Luigi, insieme a Ciro, ha provato a cambiare il quartiere. «Avevamo proposto una salumeria etica, ma dopo qualche incontro in Regione non siamo stati più ricevuti». L’idea di Ciro era quella di tante piccole botteghe attorno alla statura di Garibaldi. Un modo per trasformare il quartiere della stazione, le stradine popolari che vengono attraversate dai turisti che - consigliati forse da guide e dai tassisti – camminano con lo zaino sul davanti e le mani nelle tasche a proteggere portafoglio e cellulare.


«Il problema però è di chi subisce e Ciro è uno che sta subendo - spiega Leonardi - Ha denunciato il commercio illegale, spaccio e le estorsioni. Tutte cose che sono sotto gli occhi di tutti è un territorio abbandonato. Attorno alla salumeria le cose non sono per niente cambiate. Qui la tragedia è che si permette che queste persone continuino a fare sempre le stesse cose. Se non ci sono fattori di intervento per cambiare le cose, la chiusura di Ciro non servirà a nulla e il messaggio che arriverà è che la camorra è più forte» Leggi l'articolo completo su
Il Mattino