Stop agli incendi in Campania: vigili del fuoco con satelliti e sensori

Stop agli incendi in Campania: vigili del fuoco con satelliti e sensori
Presidi di vigili del fuoco, telecamere a raggi infrarossi per visione notturna, piantumazione di specie arboree autoctone nei luoghi incendiati cinque anni fa. Stefano Donati,...

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Presidi di vigili del fuoco, telecamere a raggi infrarossi per visione notturna, piantumazione di specie arboree autoctone nei luoghi incendiati cinque anni fa. Stefano Donati, direttore dell'ente parco nazionale del Vesuvio fa il punto sulle strategie di prevenzione agli incendi boschivi nel periodo estivo. Vi sono due presidi nel territorio del parco dislocati sui due versanti: sono due squadre di cinque uomini, con automezzi e sistemi di primo intervento.

«Con questi presidi otteniamo una notevole tempestività di intervento, circoscrivendo quasi sempre gli incendi ai focolai iniziali» spiega Donati. «Il piano antincendio boschivo, inoltre, prevede l'aggiornamento continuo delle carte della vulnerabilità e della pericolosità agli incendi, così da sapere in anticipo quali aree tenere sotto maggiore osservazione. Stiamo anche sviluppando un progetto, finanziato dal ministero della tansizione ecologica, per l'utilizzo di dati satellitari e sensori, per monitorare in continuo la temperatura e l'umidità al suolo».

Gli occhi elettronici inoltre consentono di avere un monitoraggio capillare sulle aree protette. «Tutto il perimetro del Parco è oggi presidiato da un sistema di videosorveglianza gestito da nove punti di dorsale wireless, forte di 32 telecamere (17 fisse e 15 motorizzate) alcune delle quali a infrarossi per visione notturna, e di dieci lettori targa. Il sistema è gestito dal reparto carabinieri parco, a cui è stato dato in dotazione anche un drone per attività di sorveglianza e indagine».

Uno degli obiettivi è prevenire i drammatici incendi del luglio 2017 e far rivivere le zone date alle fiamme. Per questo motivo, spiega Donati, «senza interventi intensivi di riforestazione, sono state piantate con distribuzione casuale piante tipiche dell'area vesuviana, autoctone e resilienti agli incendi. Questo consente di accelerare i processi naturali di rivegetazione, già in corso».

Dunque, a cinque anni di distanza dai gravi incendi, il parco ha dimostrato una eccezionale capacità di riprendersi. «Non è necessario che a un tot di ettari bruciati corrisponda un tot di ettari riforestati. L'importante è vigilare e intervenire nelle aree più colpite e siamo in grado di farlo per gli studi che abbiamo fatto con il dipartimento di Agraria e assicurare un supporto a quello che la natura sta già facendo sua sponte».

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Il Mattino