Incendio al campo rom di Barra, dopo due mesi bruciano ancora i rifiuti

Incendio al campo rom di Barra, dopo due mesi bruciano ancora i rifiuti
Sono passati due mesi dal furioso incendio che ridusse in cenere l'ormai ex campo rom di via Mastellone, nel quartiere Barra. Ad oggi l'area è ancora sotto...

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Sono passati due mesi dal furioso incendio che ridusse in cenere l'ormai ex campo rom di via Mastellone, nel quartiere Barra. Ad oggi l'area è ancora sotto sequestro e formalmente interdetta a chiunque. Messe in sicurezza le persone che abitavano all'interno del campo, però, resta lo spinoso problema della montagna di rifiuti bruciati che, all'epoca dell'incendio, richiese 12 ore per essere domata dai vigili del fuoco. Di tanto in tanto, come segnalano oggi i cittadini della Barra, dall'enorme cumulo di rifiuti carbonizzati si alzano vere e proprie fumarole. Niente a che vedere, però, con le fumarole naturali dei Campi Flegrei, vapori di anidride solforosa che si sollevano da un vulcano ancora in piena attività. I fumi che si sollevano dalla montagna di spazzatura bruciata di via Mastellone non sono altro che getti di diossina sprigionati dall'incendio che, con ogni probabilità, continua a bruciare sotto lo strato superficiale di rifiuti.

Molte le chiamate ai vigili del fuoco e altrettanto numerosi gli interventi realizzati per spegnere sul nascere eventuali ulteriori focolai d'incendio. Il cattivo odore rende pressoché irrespirabile l'aria della zona e costringe i residenti a barricarsi in casa per cercare scampo dalle nuvole di diossina che, spinte dal vento, arrivano a invadere i palazzi situati a poche centinaia di metri di distanza, in un quartiere dove anche solo stendere i panni sembra essere diventato un lusso.  

«Noi pretendiamo che si faccia chiarezza su cosa brucia nel sottosuolo e sul fenomeno degli incendi spontanei - afferma Ciro Borrelli di Nazione Napolitana Indipendente, residente nel quartiere - non è possibile che ogni settimana siamo costretti a chiamare le forze dell'ordine e i vigili del fuoco perché si innalzano fumarole di diossina da questa montagna di spazzatura. Qui vivono bambini e persone anziane, non è giusto costringerli a vivere in condizioni simili, mettendo a rischio ogni giorno la loro salute. Ormai quel cumulo di spazzatura somiglia sempre più a un cratere vulcanico, con le fiamme che continuano a bruciare materiali di ogni tipo, anche pericolosi. Per anni - continua Borrelli - le istituzioni hanno chiuso gli occhi di fronte allo scempio di un campo rom dove si svolgevano ogni tipo di attività illegali, a cominciare proprio dallo smaltimento abusivo di rifiuti speciali. Oggi le istituzioni non devono e non possono più girarsi dall'altra parte. Noi come cittadini - conclude - abbiamo sempre fatto la nostra parte denunciando gli scempi che si compivano qui ma non siamo mai stati ascoltati. Ora ci auguriamo che le cose cambino e alla svelta». 

Dall'11 agosto nessuno più abita quell'ammasso di baracche. Le duecento persone che vivevano nel campo di via Mastellone hanno trovato posto in altri campi nomadi o in sistemazioni provvisorie messe a disposizione dalla rete di associazioni del terzo settore che si occupa di assistenza alla popolazione nomade. Sul campo rom di Barra e sulla situazione quotidiana dei cittadini che abitano in quella zona, però, sembra essere calato un silenzio irreale. Svanita l'attenzione mediatica per un evento - l'incendio - capace di tenere sotto scacco una intera città per ore, la patata bollente è stata lasciata nelle mani dei residenti che si sentono abbandonati da una politica che, in questi anni, per le periferie ha mostrato poco interesse. 

Un'altra gatta da pelare per il nuovo sindaco di Napoli che dovrà pensare a un vero e proprio piano Marshall per risollevare le periferie cittadine e farne il motore trainante dell'intera città come aveva promesso il sindaco uscente. 

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Il Mattino