Un nuovo colpo di scena nella vicenda giudiziaria che vede coinvolto Giovanni Tomassi, consigliere comunale di Terzigno accusato di aver agito con altri (tra i quali anche due...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Prima del pronunciamento della Cassazione, Tomassi aveva l’obbligo di firma in caserma: lo ottenne dal gip del tribunale di Nola quando, pochi giorni dopo il suo arresto avvenuto circa un anno fa, spiegò che era sua intenzione lasciare il consiglio comunale. Il politico, però, non si dimise più e il pm presentò un ricorso al Riesame contro la decisione del gip, chiedendo nuovamente i domiciliari. I giudici del Riesame disposero, allora, il divieto di dimora ma i legali di Tomassi presentarono ricorso in Cassazione. Qualche giorno fa la Corte Suprema si è espressa, rigettando il ricorso dei difensori del politico terzignese e dando ragione al pm. Si chiude, dunque, l’ultimo capitolo riguardante le misure cautelari a carico del consigliere comunale, in attesa dello svolgimento del processo, che segue l’inchiesta che lo scorso mese di marzo portò al fermo, tra arresti domiciliari e obbligo di firma, di otto persone. Condotta dai carabinieri, l’indagine fu denominata “Ombre Cinesi”. Secondo quanto ricostruito dai militari, per ogni abitazione all’anagrafe del Comune di Terzigno venivano certificate decine di residenze, accreditate da falsi verbali di accertamento. Oltre a Tomassi, sono coinvolti anche l’allora responsabile dell’ufficio anagrafe del Comune di Terzigno e un vigile urbane: per loro due, dopo un periodo ai domiciliari, è scattata l’interdizione dai pubblici uffici, che tuttora persiste. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino