Indennità? Ci pago il welfare: l'esercito dei sindaci «volontari»

Indennità? Ci pago il welfare: l'esercito dei sindaci «volontari»
Ci sono, nella cinta metropolitana di Napoli, un bel po' di sindaci, assessori e consiglieri comunali che, rinunciando ai loro compensi, vanno a mettere «toppe» a...

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Ci sono, nella cinta metropolitana di Napoli, un bel po' di sindaci, assessori e consiglieri comunali che, rinunciando ai loro compensi, vanno a mettere «toppe» a settori politiche sociali in primis che da anni non si possono più dire floridi. Amministratori che, rinunciando agli stipendi, riescono a istituire fondi per la lotta alla povertà, a sistemare strutture sportive, a patrocinare eventi, in qualche caso a installare luminarie natalizie o pagare borse di studio per studenti meno abbienti. Parliamo di cifre che, messe tutte insieme, fanno parecchie centinaia di migliaia di euro ogni anno. Medici, avvocati, impiegati, farmacisti, giornalisti, commercialisti, ex parlamentari, di centrosinistra, centrodestra o liste civiche e, per quanto concerne i primi cittadini, in prevalenza del Pd. Sono tutti amministratori che, eletti sindaci o consiglieri, o nominati assessori, preferiscono continuare a vivere con i guadagni delle rispettive professioni o delle relative pensioni, scegliendo di operare per la comunità in maniera gratuita. È una questione che non manca di sollevare polemiche nelle piccole realtà locali dove c'è chi considera «nobile» una simile scelta e chi invece sostiene che, se tutti gli amministratori si comportassero così, la politica finirebbe per essere privilegio da benestanti.

A definire «demagogica e poco opportuna» una simile decisione non ci sono soltanto le opposizioni o gli avversari politici di turno, bensì il primo cittadino di Afragola, Domenico Tuccillo, presidente in carica dell'Anci Campania. Nel suo ruolo di presidente della sezione regionale per l'associazione dei comuni d'Italia e per il quale, come tiene a precisare, non percepisce stipendio Tuccillo ritiene «sbagliata» la rinuncia alle indennità di carica. «Non ho dati precisi, non so quanti amministratori scelgano di non essere compensati per il lavoro che svolgono spiega ma so invece che non è opportuno e non ritengo che una opzione simile possa incidere seriamente sui bilanci comunali». Soprattutto, sostiene Tuccillo, il carico di responsabilità sulle spalle dei sindaci è di quelli pesanti, a fronte di indennità di carica non adeguate. «La questione è stata posta anche in Anci, non è certo la prima volta che ne sento parlare incalza ma il lavoro di un sindaco, quando decide di farlo seriamente, prevede già compensi ridicoli rispetto ad altre cariche istituzionali e, spesso, i primi cittadini finiscono per guadagnare meno dei dirigenti nei loro stessi comuni pur lavorando dieci ore al giorno. Chi sceglie di rinunciare, sbaglia».

 

Fatto sta che in una nazione con oltre un milione e trecentomila persone che, direttamente o indirettamente, vivono di politica, un sindaco o un assessore che scelga di non incassare emolumenti laddove ne abbia possibilità e privilegio e per qualsiasi motivo scelga di farlo resta pur sempre una mosca bianca. E di «mosche bianche» nel napoletano ce n'è più di una. Lo stipendio di un sindaco varia a seconda del numero di abitanti e altri parametri e lo stesso vale per vicesindaco e assessori. Se il primo cittadino è un lavoratore dipendente o un pensionato, la sua indennità va già dimezzata, purché non richieda l'aspettativa dal lavoro per tutto il mandato. Altra storia quella dei liberi professionisti, che percepiscono invece l'indennità piena perché già penalizzati - o comunque ritenuti tali dalle norme vigenti da oneri fiscali e previdenziali relativi alla loro attività. Nei comuni della provincia, il numero dei residenti per città è alquanto variegato: si va dai 1615 abitanti di Liveri di Nola, alla popolazione di Giugliano che supera i 123mila. E i primi cittadini ma anche, più raramente, gli assessori o i consiglieri - che hanno deciso di dedicarsi anima, corpo e portafoglio alla missione di guidare la propria città senza percepire un euro, non sono pochi. Taluni decidono di lasciare i compensi a disposizione dell'ente, altri li «girano» ad enti benefici. È il caso di Giuseppe Bencinvenga (Pd), farmacista e sindaco di Frattaminore che devolve i suoi emolumenti alla Caritas e altre opere di solidarietà, mentre il suo collega di Frattamaggiore, Marco Antonio Del Prete anche lui del Pd lo stipendio se l'è dimezzato per farne confluire una parte in un fondo di contrasto alla povertà. A Pomigliano d'Arco, il socialista Lello Russo, a capo di una maggioranza di centrodestra, era già stato sindaco negli anni '80 e senatore. Dal 2010, rieletto primo cittadino, ha rinunciato all'indennità che va ridistribuita in bilancio a seconda delle necessità. In altre realtà gli amministratori si autoriducono gli stipendi: accade a Striano dove il sindaco Aristide Rendina e i suoi assessori ne girano una parte al fondo per le politiche sociali, a Massa Lubrense con il primo cittadino Lorenzo Balduccelli e i suoi assessori che si sono ridotti lo stipendio del 20 per cento. Le indennità del sindaco di Quarto, l'ex grillina Rosa Capuozzo, del suo vice Andrea Perotti, della presidente del consiglio comunale che del vicesindaco è sorella, e i gettoni di otto consiglieri comunali di maggioranza sono decurtate, per loro scelta, del dieci per cento.

Non incassano emolumenti, per il loro ruolo di assessori, Licia Mocerino (Brusciano), Annamaria Chiariello (Ischia) e Salvatore Rianna (Ottaviano), così come il capogruppo di minoranza a Massa di Somma, Salvatore Esposito, a beneficio di chi non può permettersi i ticket della mensa scolastica. Caso a parte è quello del sindaco di Portici, Enzo Cuomo (Pd). Lui allo stipendio non rinuncia ma - dopo la querelle che lo ha visto finire al centro delle polemiche non appena eletto (dovette scegliere tra la carica di sindaco e quella di senatore e optò per la prima però, nel frattempo, maturava il vitalizio da parlamentare) ha donato cinquemila euro agli istituti cittadini, mille per ognuno. Per ora di tasca propria, promettendo che una volta in pensione, le risorse previdenziali del Senato continueranno a sostenere gli studi di giovani concittadini. «Vorrei che prendessero esempio i parlamentari del territorio - dice Cuomo come il senatore Sergio Puglia e l'onorevole Luisa Bossa».
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Il Mattino