Interventi: Campania in coda per cesarei, cardiologia e femore

Interventi: Campania in coda per cesarei, cardiologia e femore
Non solo di liste d’attesa e tetti al budget vive la qualità dell'assistenza sanitaria: per malati e famiglie - nel percorso a ostacoli per ottenere le cure migliori –...

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Non solo di liste d’attesa e tetti al budget vive la qualità dell'assistenza sanitaria: per malati e famiglie - nel percorso a ostacoli per ottenere le cure migliori – contano anche l’esito di ricoveri, terapie e interventi chirurgici. Dati sensibili, che fanno la differenza quando si tratta di scegliere la struttura e l’operatore ai quali affidarsi.


A mettere in ordine i dati disponibili è il Programma nazionale esiti (Pne), sviluppato dall’Agenas per conto del ministero della Salute, che fornisce valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure tra tutte le strutture pubbliche e private del Servizio sanitario nazionale. Un lavoro di elaborazione di migliaia d’informazioni riguardo a ricoveri, mortalità, durata delle degenze, ed altri parametri salienti provenienti da tutte le regioni.

Dai dati 2014 viene fuori, per la Campania, una mappa luci e ombre con la conferma di storici record negativi - come l’eccessiva percentuale di cesarei sui parti annui e la bassa tempestività dell’intervento dopo frattura del femore, ovvero punte anomale come l’eccesso di mortalità a 30 giorni dopo interventi di valvuloplastica – e un lento recupero su altri indicatori. In ogni caso è bene chiarire che, come si legge dal sito del ministero, il Pne «non fornisce graduatorie, pagelle o giudizi».

Quel che è certo è che gli indicatori si concentrano su interventi sanitari di provata efficacia che dovrebbero essere offerti in maniera omogenea, a tutta la popolazione, in condizioni di equità ma documentano un’estrema eterogeneità nell’offerta e nell’accesso alle cure. Il primo dato sotto i riflettori è l’intervento chirurgico per frattura del collo del femore entro due giorni dal ricovero in pazienti con più di 65 anni. «La tempestività - sottolinea Antonio De Falco, segretario regionale della Confederazione italiana medici ospedalieri (Cimo) - è un beneficio per il paziente ma anche un vantaggio per le casse della Regione. La percentuale in Italia è passata dal 31% del 2010 al 50% del 2014, però ancora sotto lo standard internazionale (80%)».

La Campania? Ha recuperato pochissimo: la media è inferiore al 10%. Il Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli è fanalino di coda in Italia seguito a ruota dall’ospedale di Maddaloni. La migliore performance campana (61%) è del Moscati di Aversa, che comunque si colloca in basso nella classifica generale.


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Il Mattino