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Se ci pensi, quella sua voce, oggi spenta, aveva saputo negli anni variare brillantemente, se non i toni, almeno i contenuti. E già, lei, Regina Di Meglio, la spartana figura di fruttaiola della spiaggia dei Maronti, quella che oggi non c'è più, lei che dell'uva bianca e dei fichi freschi, quelli neri strepitosi, negli anni 80 aveva istruito una liturgia, lei un giorno - e sembra ieri - si era infatti saputa rassegnare anche ai kiwi. Cosa vuoi più d'altronde dalla vita, se sempre resti a faticare sulla spiaggia mistica dei Maronti, fra Giovanni Pesce e Mario, fra Nettuno e l'Olmitello, davanti allo Smeraldo', se la modernità ti impone per gusto di moda pure la frutta esotica? E viaaa.
C'era tutto, in quel cestino fresco, le foglie di fico a guarnire il tutto, una offerta prelibata e senza eguali, rutilante: le pesche le albicocche le pere.
E la sua voce - fichi uva pesche, kiwi - forte, femminile ma virile come quella dell'antico Mario delle graffe, resta profonda lì. È una eco, e i Maronti una valle gentile, di troppe assenti presenze. È un graffito, un chicco di uva bianco. Noi, in più, la ricordiamo per come si preparava, in una curva destinata della discesa dei Maronti. La cesta in testa o al braccio, le gambe asciutte, il filo di un sorriso. Sembrava approntarsi, sotto l'ombra di Onda Verde, ad una sfilata. Da quarant'anni ed oltre, era di maggio la sua stagione, era il sorriso discreto dell'estate. Non solo la nostra.
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