Ischia senza vescovo teme l'accorpamento con Pozzuoli: «Per noi grave ferita»

Lo storico palazzo del vescovado di via Seminario a Ischia Ponte, luogo di riferimento della comunità cattolica nell'isola verde, non resterà «vuoto»...

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Lo storico palazzo del vescovado di via Seminario a Ischia Ponte, luogo di riferimento della comunità cattolica nell'isola verde, non resterà «vuoto» a lungo. Ma non perché verrà occupata da un nuovo «inquilino». Dopo la partenza di monsignor Pietro Lagnese, che si è insediato l'altro giorno quale nuovo vescovo di Caserta, la conferma arriva dal clero locale. «Il vescovo Lagnese non ha abbandonato Ischia al suo destino. Tutt'altro. Ha ricevuto dal Papa l'incarico di amministratore apostolico della diocesi ischitana fino alla nomina del successore». Dunque Lagnese avrà pieni poteri, in via temporanea, e per qualche settimana ancora, a nome di papa Francesco. Lo ricorda don Agostino Iovene, ex vicario generale della circoscrizione vescovile che, con poche battute, sembra delineare uno scenario meno problematico di quanto di potesse immaginare, per una sede piccola e insulare, comunque prestigiosa e, in ogni caso, ormai «vacante». Proprio l'assenza della nomina di un successore contestualmente alla partenza di Lagnese alimenta timori. In gioco c'è il destino dell'organizzazione ecclesiastica territoriale. E non solo. La Chiesa isolana, guidata per quasi otto anni da Lagnese, ha avuto un ruolo strategico nelle dinamiche sociali, in un periodo caratterizzato dalla crisi economica indotta dalla pandemia e dal dramma di migliaia di famiglie rimaste senza reddito: si è schierato dalla loro parte con una serie di iniziative di sostegno concreto, anche in polemica con gli amministratori pubblici. La sua assenza si farà sentire, mentre preoccupa l'incertezza che si è delineata all'indomani del trasferimento. 

Cosa accadrà? Ci sarà, nell'ipotesi peggiore, un accorpamento con la diocesi di Napoli o di Pozzuoli? Oppure Ischia conserverà la quasi millenaria autonomia che fa pendant con una radicata tradizione religiosa? Gli interrogativi saranno sciolti nell'arco di un paio di mesi. Nel frattempo, il distacco improvviso degli ischitani dall'amato presule, che lo aveva annunciato lo scorso 19 dicembre con un discorso di commiato denso di affetto, per ora non equivale a un taglio netto, né spirituale, né operativo. «Il fatto che il Vaticano abbia affidato al vescovo Lagnese un ruolo tuttora importante - aggiunge don Agostino Iovene - significa che potrà tornare a Ischia, nei prossimi giorni, quando lo riterrà opportuno; e che potrà delegare a una figura di fiducia le incombenze urgenti». Tradotto in termini pratici, non ci sarà un blackout. Né si profila la caduta di attenzione verso l'isola che, forse, si sarebbe potuta percepire con la scelta di un «semplice» amministratore diocesano eletto dal collegio dei consultori. In questa fase, quindi, la riforma firmata da Bergoglio per la riduzione delle sedi vescovili con meno di centomila abitanti, potrebbe prevedere un'eccezione per Ischia. La vicinanza della Santa Sede all'isola verde sembra ripercorrere la traccia lasciata da Giovanni Paolo II durante la sua visita del 2002. «Ascolta, accogli, ama» furono le parole-chiave che Karol Wojtyla lasciò in eredità, per evidenziare le peculiarità di Ischia, votata all'accoglienza internazionale e con una popolazione decuplicata con l'arrivo dei turisti. Se è così, l'isola potrà avere un «proprio» vescovo, magari di nuova nomina. È la prospettiva più coerente, rispetto alle premesse. Ma i timori non sono svaniti. «Sua eccellenza Pietro Lagnese ha fatto un lavoro eccezionale e sarà impossibile sostituirlo. Ha sempre creduto in quello che ha fatto, con grande attenzione al nostro territorio, si è fatto apprezzare anche per le decisioni difficili che ha saputo prendere - spiega Celeste Vuoso, presidente dell'Opera Pia Iacono Avellino Conte - e per la capacità di affrontare i problemi e risolverli. In questo modo si è fatto voler bene da tutti. Sono però convinto che la diocesi di Ischia sarà accorpata a quella di Pozzuoli. L'orientamento nell'unificazione delle sedi è irreversibile».  

Di parere opposto è il sindaco di Serrara Fontana, Rosario Caruso. «Spero che l'isola possa mantenere la sua indipendenza come diocesi, con la figura di un pastore autorevole presente tra la gente, fisicamente e senza soluzione di continuità. Perderla sarebbe una ferita terribile. Ne abbiamo bisogno sottolinea il sindaco - come ha dimostrato Lagnese, che è stato sempre in prima fila, accanto agli anziani di Villa Mercede, alle questioni della sanità pubblica, all'emergenza lavoro, alle tantissime persone in difficoltà. Una guida vicina è necessaria ed è confortante. Sono pronto a coinvolgere gli altri sindaci per sottoscrivere una eventuale lettera congiunta, qualora se ne avvertisse l'opportunità, per chiedere di evitare l'accorpamento con un'altra sede vescovile. Ci ascolteranno? Proveremo a far sentire la nostra voce». 

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Il Mattino