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Ischia. Erano le 15.30, sulla costa occidentale dell'isola d'Ischia, quando una tempesta di fulmini si è avvicinata rapidamente al litorale di Forio.
Si sono uditi distintamente due boati, a distanza di pochi secondi l'uno dall'altro: alcune persone che ammiravano il temporale in arrivo hanno visto una saetta colpire il campanile della Chiesa di Santa Maria della Neve, nota come la Chiesa del Soccorso, che domina l'omonimo promontorio e si staglia come una prua sul mare: è un'icona mondiale dell'architettura sacra, conosciuta ovunque per la sua caratteristica navata unica coperta da una volta a botte, e per gli intonaci esterni completamente bianchi, in una mescolanza originale di stili di epoche diverse.
Il fulmine, che ha provocato un blackout nella zona, ha spaccato una parte della cuspide che sovrasta la caratteristica torretta campanaria che campeggia alla sinistra della facciata, sul lato sud occidentale del tempio, il cui primo nucleo risale al 1350.
Si è creato anche un piccolo foro nel soffitto: calcinacci sono caduti nei pressi dell'altare laterale, scalfendo gli affreschi tra le volte a crociera, ma senza alterare le strutture portanti.
Le forze dell'ordine hanno transennato l'ingresso delineato da uno scalone a due braccia e da un portale secentesco, e i tecnici dell'Enel hanno lavorato per un bel po' al quadro elettrico per rimetterlo in sicurezza, d'intesa con la squadra dei vigili del fuoco che ha effettuato tutti i rilievi.
Decine di fedeli sono accorsi per verificare l'accaduto e molti si sono lasciati prendere dalla commozione. Tra i primi ad arrivare anche i frati del vicino monastero di San Francesco, accanto al vecchio municipio di Forio.
Insieme hanno cominciato a pregare, mentre il parroco don Pasquale Mattera ha deciso di organizzare per oggi una processione ad hoc, per mobilitare la comunità locale, anche in una prospettiva concreta: si calcola che i danni ammontano a circa trentamila euro.
E bisogna fare in fretta per avviare i restauri. Infatti la Chiesa del Soccorso non può restare chiusa a lungo: è una tappa obbligata per i viaggiatori che ne ammirano i tesori d'arte, marmi, stucchi, maioliche, statue, affreschi, un raro crocifisso e - sul fronte della devozione popolare – molti ex-voto marinari.
Parte dunque la corsa contro il tempo: nessuna crepa può alterare l'immagine del Soccorso, resa già popolarissima dai pittori della Scuola di Posillipo, a cominciare da Teodoro Duclère e Achille Vianelli. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino