Ischia, il colpo di spugna sulla frana killer del 2009: nessun colpevole per la morte di Anna

Nel 2019 la condanna a 4 anni di reclusione nei confronti dell’ex sindaco D’Ambrosio

La 15enne Anna De Felice travolta da una frana nel 2009
Non ci saranno responsabilità accertate per la morte della 15enne Anna De Felice, la ragazzina travolta da una frana killer nell’ormai lontano 2009. Non ci saranno...

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Non ci saranno responsabilità accertate per la morte della 15enne Anna De Felice, la ragazzina travolta da una frana killer nell’ormai lontano 2009. Non ci saranno responsabili per l’omicidio della bella ragazza di Casamicciola a cui hanno dedicato l’intero piazzale, lo stesso che è stato flagellato dieci giorni fa dal crollo di un costone di monte Epomeo, dopo l’ennesimo fortunale di stagione.

È questo il verdetto dei giudici della prima corte di appello del Tribunale di Napoli (presidente Paola Piccirillo, a latere Isidoro Di Palma e Allegra Migliorini), al termine di un processo scandito da tempi non in linea con gli standard europei. In sintesi, i giudici napoletani hanno semplicemente ratificato l’avvenuta prescrizione del reato di omicidio colposo, accogliendo il ragionamento avanzato dall’avvocato Gianluca Maria Migliaccio, difensore del Comune di Casamicciola, all’epoca indicato come responsabile civile: l’accusa di omicidio colposo - si legge ora nelle motivazioni depositate dal Collegio - era in effetti prescritta già nel corso del primo grado di giudizio, in una sorta di rellenty giudiziario tutto da ricostruire. Dopo la frana del 2009, si arriva in aula solo nel 2016.

Troppo tempo, sembra di capire. Nel 2019, arriva la condanna a quattro anni di reclusione nei confronti dell’ex sindaco Vincenzo D’Ambrosio, che - giusto ribadirlo - si è sempre protestato innocente, provando a difendersi nel merito dall’accusa di essere responsabile della morte della ragazina di 15 anni. Con lo stesso dispositivo di sentenza, viene stabilito anche il risarcimento del danno a carico degli imputati (oltre a D’Ambrosio, a giudizio c’erano nel ruolo di tecnici anche Giuseppe Ferrandino, Silvano Arcamone e Simone Verde, che protestavano la loro innocenza), in uno scenario destinato a cambiare di lì a pochi anni. Ma restiamo nel 2019. A firmare la sentenza di condanna, era stato il giudice Alberto Capuano, che verrà poi coinvolto in una inchiesta giudiziaria (nella quale si sta difendendo), che ha reso necessario assegnare la stesura della sentenza ad un altro giudice. Si va in appello e lo scorso ottobre arriva la sentenza della prima sezione, di cui oggi si conoscono le motivazioni. Spiegano i giudici di secondo grado: «Il termine di prescrizione per il delitto di omicidio colposo è pari a sette anni e sei mesi, identico è il termine di prescrizione per le lesioni contestate: la sentenza di primo grado deve essere pertanto riformata». 

Masticano rabbia e dolore le persone coinvolte in questa vicenda. Parliamo dei parenti di Anna, ma anche delle persone colpite dalla frana (vittime di lesioni), per non parlare di quanti considerano il sorriso della 15enne uccisa dall’alluvione come emblema della necessità di ritornare a rispettare l’ambiente. E c’è un dato che non sfugge agli addetti ai lavori in questa storia. A sfogliare le carte del fascicolo, si leggono le stesse ipotesi e le stesse conclusioni investigative che vengono coltivate in questi giorni dalla Procura di Napoli, a proposito della frana di sabato 26 novembre. Inchiesta condotta dai pm Stella Castaldo e Mario Canale, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Simona Di Monte e della stessa procuratrice Rosa Volpe, si indaga per frana colposa e per omicidio plurimo colposo (undici i morti accertati). Si (ri)batte una pista che era stata coltivata tredici anni fa (i primi titolari del fascicolo furono Antonio D’Alessio e Ettore La Ragione), a proposito della mancata bonifica del territorio. Parliamo della manutenzione di alvei e caditoie, della scarsa cura del costone che avrebbe - era l’ipotesi dei pm - rotto equilibri antichi tra ambiente e territorio urbano. 

E non passa inosservata un’altra circostanza. Parliamo della presenza tra i testimoni di accusa, dell’ex sindaco di Casamicciola Giuseppe Conte. Non un personaggio tra gli altri, almeno a leggere le cronache più recenti. Si tratta dell’attuale principale teste di accusa nell’inchiesta che sta per prendere le mosse. Ricordate la sua denuncia? È l’ex amministratore che ha spedito 23 mail (posta elettronica certificata) a tutte le autorità competenti, prima della tragedia di dieci giorni fa, con cui chiedeva l’evacuazione della zona di Casamicciola, di fronte al pericolo imminente di frane. Ed è sempre Conte ad aver ricordato l’incapacità amministrativa di portare a termine ben tre progetti di bonifica finanziati e dimenticati. Soldi sbloccati dopo il dramma del 2009, proprio sull’onda d’urto della morte della giovane Anna: quel sorriso di una ragazza del posto, sulla cui morte cala oggi la mannaia della prescrizione. 

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Il Mattino