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Circa 300 le persone presenti in piazza Carità per la manifestazione di Italexit intitolata «Per l’Italia che non molla mai». Sul palco si sono susseguiti gli interventi di svariati protagonisti di diverse associazioni campane, i rappresentanti delle vittime collaterali dei vaccini, lo scrittore Francesco Amodeo e i parlamentari ex Movimento 5 Stelle Jessica Costanzo e William De Vecchis. A chiudere la serata un concerto del cantante Povia. Ma l’ospite d’onore atteso dalla piazza no-Draghi, no-UE, no-vax è il leader di Italexit, il senatore del gruppo misto Gianluigi Paragone.
Senatore, qual è il messaggio che si alza da questa piazza napoletana?
«Il messaggio che portiamo e prendiamo è legato ai diritti che vanno difesi con le unghie. Se penso a quello che ha detto il ministro Brunetta l’altro giorno a un lavoratore, alla fine è l’emblema della modalità con cui il governo sta trattando i lavoratori discriminati sulla base di un vaccino, sul quale i dubbi iniziano ad arrivare dagli stessi medici. Ho sentito che il dottor Galli sta avendo problemi a superare il suo covid che non è nemmeno più il long covid come lo si conosceva. Penso sia arrivato il momento di una commissione d’inchiesta ed è un messaggio che faremo arrivare da Napoli a Roma. Il tema più forte è poi quello del lavoro, hanno illuso le persone dicendo che il lavoro a termine e il lavoro precario dovesse essere la regola. Questo è un Paese che riparte della cultura del lavoro che riguarda la piccola impresa come il lavoratore. Non dobbiamo dimenticare che i nostri artigiani erano e sono coloro che accendono e spengono il capannone di una fabbrica o di una bottega».
Lei tiene un comizio in una piazza simbolo per la storia del M5S napoletano che era solito chiudere qui le sue campagne elettorali quando veleggiava su percentuali ben più alte. Vuole dare nuova rappresentanza al loro elettorato deluso?
«Al di là dei simboli resta la sostanza.
C’è la guerra nel cuore dell’Europa, in Ucraina, che si riverbera sui costi dell’energia. Quale soluzione realisticamente proponete?
«Non c’è nessun’altra proposta realistica se non quella di rispettare l’andamento di un mercato e i contratti dello stesso. Noi per decenni abbiamo fatto affari con la Russia che piaccia oppure o no. I contratti con Gazprom o con altre aziende del gas russo non sono nati per imposizione o altro. Sono stati voluti e cercati. Chi ha fatto affari con Putin non può tutto d’un tratto pensare di rimettere Putin nella colonnina dei cattivi e chiudere lì la situazione. Credo che anche il governo Draghi non abbia ben chiaro quali saranno le conseguenze per i cittadini italiani. E non è soltanto un discorso di riscaldamento e di condizionatori d’aria ma con quale energia lasciamo accese le aziende del Paese»
Alle elezioni politiche del 2023 correrete da soli o in coalizione? Considerando che per una formazione politica nata da poco come la vostra la soglia di sbarramento rappresenta un rischio.
«La soglia di sbarramento non ci fa paura. So che vogliono cambiare la legge elettorale. Vi avverto che cambiarla porta grande sfida a chi lo fa. Chiunque lo abbia fatto ha poi perso le elezioni. Auguriamo loro di cambiarla e di preoccuparsi di come tagliarci fuori. Avviso anche il Capo dello Stato: se metterà la firma su una legge o su emendamenti e articoli per fare figli e figliastri su chi può raccogliere le firme per presentarsi alle elezioni, io garantisco al Capo dello Stato la guerriglia in Parlamento e fuori dal Parlamento. Se ancora una volta non faranno valere le ragioni della democrazia in Parlamento, porteremo in piazza il nostro disagio, anche fuori al Quirinale, io in primis. Le firme o non le raccoglie nessuno e si rispettano anche le componenti politiche oppure, se cominciano a cambiare le regole del gioco per fregare chi fa dissenso nel Paese, allora risponderemo a brigante, brigante e mezzo».
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