Jhumpa Lahiri, De Giovanni e Carpentieri superstar del Premio Napoli

Jhumpa Lahiri, De Giovanni e Carpentieri superstar del Premio Napoli
In attesa della serata del 18 dicembre, quando al Mercadante si sveleranno i nomi dei vincitori della sessantaquattresima edizione del Premio Napoli, sono stati assegnati i...

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In attesa della serata del 18 dicembre, quando al Mercadante si sveleranno i nomi dei vincitori della sessantaquattresima edizione del Premio Napoli, sono stati assegnati i riconoscimenti speciali. Il riconoscimento internazionale va a Jhumpa Lahiri, scrittrice anglosassone di origini bengalesi e premio Pulitzer nel 2000 per L'interprete dei malanni, sua prima raccolta di racconti brevi, «per il costante impegno ad abbattere i recinti di una identità fondata sulla nascita o sulla religione, e ad affermare un'idea di comunità che vada oltre i nazionalismi e i populismi in cui tutti possano riconoscersi». A dialogare con lei in occasione del ritiro del premio nella serata del 18, Domenico Starnone e la moglie Anita Raja, la coppia che sarebbe alle spalle del mistero Elena Ferrante, raramente insieme in uscite pubbliche.


Premio Cultura all'attore e regista Renato Carpentieri, vincitore del David di Donatello 2018 come migliore interprete protagonista per il film «La tenerezza» di Gianni Amelio perchè il suo «rigore coerente e la disciplina» rappresentano «la precondizione necessaria per ogni autentica ricerca artistica. Ha coniugato sempre la napoletanità creativa con l'impegno serio e responsabile».

Premio Napoletani Illustri a Maurizio de Giovanni, «scrittore che si è mosso in perfetta adesione allo scopo istituzionale della fondazione, diffondere la lettura e la cultura nel territorio campano e nazionale. E lo ha fatto avendo Napoli come punto di riferimento, una città non bozzetto oleografico ma metropoli-mito della modernità».
 
Intanto, si è risolta anche una brutta vicenda per la fondazione del premio Napoli. Il suo presidente, Domenico Ciruzzi, dopo un anno di trattative con il ministero dei Beni culturali e con la Sovrintendenza, è riuscito a farsi assegnare «ufficialmente» la sua sede originaria, a Palazzo reale, occupata dal 1974.

C'era un contenzioso che durava da molti anni, e con uno sfratto pendente la fondazione rischiava, se non il fallimento, di dover traslocare a tutti i costi e con effetto immediato da un giorno all'altro. Una sede temporanea era anche stata trovata, a via santa Maria la Nova, ma Ciruzzi da buon avvocato penalista che ha contato anche sull'aiuto del vicepresidente Alfredo Contieri, amministrativista, ha puntato sull'accordo, e ha portato a casa il risultato.


«Da oggi possiamo immaginare grandi cambiamenti per la nostra sede. Metteremo fuori una insegna, abbatteremo il tramezzo centrale e allestiremo una sala da cento posti dove organizzare incontri e laboratori. Inizieremo anche a lavorare per un festival del noir, sul modello della Semana negra in Spagna», dice Ciruzzi. «Da oggi siamo inquilini partner e condividiamo la mission museale di Palazzo Reale, non un luogo, com'è stato a lungo, simbolo del potere, ma la casa delle culture, delle arti e della letteratura» dice Anna Imponente, direttrice del Polo museale della Campania. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino