Terremoto a Napoli, Giuseppe Errico: «L’ansia e lo stress vanno gestiti strategico informare i cittadini»

Lo psicologo: i piani di evacuazione non aiutano ad arginare il panico, ma convivere con le scosse si può

Lo psicologo Giuseppe Errico
«Il terremoto è un evento dalle conseguenze imprevedibili, per quanto atteso in una zona vulcanica come quella dei Campi Flegrei o del Vesuvio. Da qui il meccanismo...

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«Il terremoto è un evento dalle conseguenze imprevedibili, per quanto atteso in una zona vulcanica come quella dei Campi Flegrei o del Vesuvio. Da qui il meccanismo ancestrale della paura che può diventare incontrollata e far prevalere l’istinto del “si salvi chi può” rispetto ai comportamenti razionali invece necessari in qualunque piano di gestione del rischio». Così Giuseppe Errico psicologo, psicoterapeuta e formatore, presidente dell’Istituto di Psicologia e ricerche sociosanitarie e ricercatore presso la fondazione Valetudo.

Dottor Errico, come si affronta lo stress da bradisismo?

«La comunicazione ha un ruolo chiave: può creare panico ovvero un clima disteso e di controllo. La paura e l’istinto di sopravvivenza sono emozioni primarie e di difesa ma riguardano il singolo individuo mentre qui è in gioco una massa di milioni di persone».

E dunque?

«Dunque dobbiamo lavorare per far prevalere la parte razionale che si basa sulla cultura, formazione e informazione da sostenere con la formazione».

Cosa andrebbe fatto concretamente?

«I piani di evacuazione oltre ad istruzioni logistiche chiare e dettagliate dovrebbero fornire alla popolazione anche una costante informazione e formazione psico-antropologica evitando minimizzazioni o, all’opposto, l’allarmismo».

Come e dove va fatta questa formazione?

«A tutti i livelli: nelle scuole, nelle comunità, nelle famiglie, nelle parrocchie. Il lavoro di aiuto deve essere continuo e capillare per mitigare la minaccia di un evento catastrofico e incombente».

Qual è il rischio?

«Lo abbiamo già visto durante il Covid: lo stress prolungato ha fatto aumentare del 70% molti disturbi, dagli attacchi di panico all’emergenza nelle famiglie di aspetti nevrotici. Abbiamo avuto 134 mila domande del bonus psicologo. C'è anche il rischio del contagio della paura: se il vicino scappa e dice che sta crollando il palazzo l'istinto è imitarne il comportamento anche se non è vero».

Educare dunque alla gestione della paura?

«Certo, per evitare che si verifichi un grande caos. Il limite dei piani di evacuazione è che forniscono istruzioni logistiche ma non lavorano sulla dimensione della paura».

Come si fa a convivere col rischio?

«Ce lo insegnano i Greci: sapevano che i Campi Flegrei erano pericolosi ma vi si sono insediati perché la terra era fertile. La capacità di adattamento è anch'esso un primario strumento di sopravvivenza. Conta anche come viene raccontato il fenomeno. La Tv svizzera ha dovuto eliminare dal circuito dei social un servizio con le immagini di Napoli sommersa dai lapilli per il panico che stava generando. Educare al controllo delle emozioni non significa coltivare l’incoscienza ma affrontare meglio lo stress».

Come giudica l’informazione diffusa dagli organismi scientifici?

«Dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia giungono notizie corrette ed equilibrate. Ma bisogna avere attenzione ai traumi nei fragili».

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Il Mattino