C'è anche Daniel Pennac tra i firmatari della petizione per Bellenger, direttore del museo di Capodimonte, da giorni al centro del dibattito dopo che il Mibac ha negato...
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IL DISSENSO
Sottoscrivono, certo, un dissenso verso «alcuni interventi nel dibattito a proposito della autorizzazione al prestito delle Sette Opere della Misericordia». Ma anche tanto altro: «Noi pensiamo che la posizione di Bellenger vada sostenuta perché il suo impegno per Capodimonte è stato straordinario» dice l'architetto Gennaro Matacena, tra i promotori della petizione insieme a padre Loffredo e Eddy Colonnese, editore. Anche se preferirebbero non identificarsi in un comitato. «L'idea è nata da tutti e cento i firmatari - sostiene provocatoriamente Matacena - l'appello si è formato durante l'ultima settimana, anche prima dell'arrivo pacificatore del ministro Bonisoli in città». «Perché bisogna censurare preventivamente l'iniziativa di un altro?», si sono chiesti i firmatari. «Se c'è un direttore che vuole fare una mostra e l'altro museo, detentore del quadro, è d'accordo, farne una questione di principio è infondato», prosegue Matacena. «E costituisce un pericoloso precedente per il futuro: se ci fermassimo qui il Pio Monte potrebbe non prestare più il quadro. In generale non ci va che sopra le nostre teste passino dinamiche di potere che non possiamo, noi gente comune, controllare con il dissenso civile».
GLI OBIETTIVI
Tra i firmatari prevalgono i toni costruttivi. Marino Niola, antropologo e docente al Suor Orsola Benincasa: «Ho firmato questa petizione perché sono a favore della mobilità culturale che in questa città manca: la tutela non può coincidere con l'immobilismo. E poi per sostenere l'opera di figure come Bellenger che hanno avvicinato il patrimonio culturale alle persone, praticandone un'immagine meno polverosa» dice. Per Giuliano Volpe, presidente emerito del consiglio superiore dei beni culturali del Mibac, «resta l'amarezza per una scelta per un compromesso a cui si è arrivati: da un lato è ragionevole, dall'altro ha però avallato la trasformazione di un progetto culturale in una sorta di campo di battaglia». Elsa Evangelista è stata direttrice del Conservatorio di San Pietro a Majella: «Quando c'è una mostra è giusto che tutte le opere siano in un luogo. E poi quando una persona è valida non conta la nazionalità o il colore della pelle, solo il suo valore» dichiara. Domenico Ciruzzi, presidente del Premio Napoli, ha parlato dell'appello come un «invito alla collaborazione sinergica tra istituzioni perché nessuno si salva da solo. Lo dico rispettando il parere degli specialisti». Anche Cristina Donadio ha voluto firmare: «Più che sul Caravaggio ho voluto dare la mia adesione per difendere Bellenger e tutti i nominati dalla riforma Franceschini, nomi - per l'attrice - di alto prestigio».
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Il Mattino