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«Sono finito nel tritacarne di un'inchiesta, ma ero totalmente estraneo a questa vicenda. Alla fine, ne ero sicuro, la verità ha trionfato». Il giorno dopo la sentenza di assoluzione, parla l'ingegnere Gennaro Della Rocca, unico imputato assolto nel processo sul presunto giro di mazzette e favori che ha travolto l'isola di Capri, con il coinvolgimento anche dei vertici locali delle forze dell'ordine. Fatti e circostanze che risalgono al 2010-2015, che ieri sera hanno portato il tribunale di Napoli ad emettere una sentenza di condanna in primo grado nei confronti di cinque dei sei imputati, assolvendo il solo Della Rocca, conosciuto a Capri semplicemente come Genny.
«Per 9 anni – racconta l'ingegner Della Rocca – ho patito con la mia famiglia pene indescrivibili, rese ancora più dolorose dalla consapevolezza di essere destinatario di ignobili calunnie.
Alla lettura del dispositivo, Della Rocca ha pianto: «Non smetterò mai di ringraziare i miei avvocati Bruno Molinaro, Emilia Granata e Luigi Senese per la straordinaria professionalità e per lo smisurato affetto che non mi hanno mai fatto mancare. Così come non smetterò mai di ringraziare il presidente Conte e i giudici Somma e Napolitano Tafuri, che mi hanno giudicato con ammirevole serenità e non comune professionalità. Per me – conclude Della Rocca – il Tribunale di Napoli è stato quel "giudice a Berlino" che ogni persona innocente desidera incontrare sulla propria strada dopo essere finito nel tritacarne di una indagine alla quale dovrebbe restare estraneo sin dal primo momento».
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Il Mattino