L'ultimo saluto di Ciriniello a Nerano morto nello scontro tra imbarcazioni

L'ultimo saluto di Ciriniello a Nerano morto nello scontro tra imbarcazioni
MASSA LUBRENSE. L'ultimo a parlargli è stato un conoscente con il quale condivideva la passione per il mare: «Voglio pescare due totani, devo regalarli a un...

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MASSA LUBRENSE. L'ultimo a parlargli è stato un conoscente con il quale condivideva la passione per il mare: «Voglio pescare due totani, devo regalarli a un amico», ha detto prima di donargli un cesto di pere appena raccolte e di prendere il largo. In quel momento Antonino Pane non poteva immaginare che quelle sue parole sarebbero state le ultime e che il barchino in legno di quattro metri, a bordo della quale era solito trascorrere intere giornate - e anche lunghe notti - sarebbe diventato di lì a poco la sua tomba.


Una fine tanto tragica quanto improvvisa quella toccata in sorte a «Ciriniello», come il 71enne era conosciuto a Nerano. In quel nomignolo era racchiuso tutto l'affetto di cui Pane era circondato nel borgo in cui era nato e cresciuto. Il motivo è presto detto: Antonino era un apprezzato muratore che accettava di farsi pagare anche diversi mesi dopo la conclusione dei lavori. «Molti, a Nerano, devono a lui il privilegio di avere un tetto racconta Massimo Mellino, avvocato e amico di vecchia data della famiglia Pane Anche per questo la sua scomparsa ci lascia senza parole». Con la sua abilità Pane aveva ristrutturato un piccolo edificio di cui era proprietario insieme a un familiare: una struttura inizialmente destinata al rimessaggio delle barche ma che, grazie alla maestria di Ciriniello e al panorama mozzafiato su Marina del Cantone, era diventata una casa-vacanze apprezzata dai turisti di mezzo mondo. Ma le vere passioni di Pane erano il mare e la pesca: quasi ogni giorno prendeva il largo a bordo del suo barchino per «dare la caccia» a totani e calamari che poi consumava insieme ai familiari o regalava agli amici più cari.

Un uomo particolarmente generoso, quindi, col quale però la vita non era stata tenera. Quando era ancora giovane aveva perso la moglie Filomena, dalla quale aveva avuto il figlio Ernesto. Qualche anno più tardi aveva deciso di risposarsi portando all'altare Francesca. Dall'unione con quest'ultima era poi nata una figlia alla quale aveva imposto lo stesso nome della prima moglie: un modo per esorcizzare il dolore di quella tragedia familiare che si era suo malgrado trovato ad affrontare. Successivamente la vita di Pane era trascorsa tranquilla. Solo i capelli perennemente scompigliati, la barba incolta e la pelle arsa dal sole di Nerano continuavano a rivelare il fardello di ricordi e fatica che Ciriniello portava sulle spalle. Poi la tragica scomparsa che, ormai da più di un giorno, monopolizza l'attenzione degli abitanti di quest'angolo di Costiera.


«Sono troppo addolorato spiega il titolare di uno dei bar più accorsati di Marina del Cantone Il solo pensiero di Ciriniello e della sua fine mi fa accapponare la pelle». A Nerano ci si interroga soprattutto su un aspetto dell'incidente navale costato la vita a Pane: i fari del suo barchino, al momento dell'impatto col gommone, erano accesi o spenti? «Qualcuno dice che navigasse al buio per pescare più tranquillamente», si lascia scappare un anziano. «Difficile che un uomo di mare esperto come Ciriniello commettesse simili imprudenze in un periodo in cui Marina del Cantone è piena di barche», ribatte un giovane del posto. Si vedrà: saranno Procura e Capitaneria a far luce sulla morte di quel muratore con l'incontenibile passione per la pesca. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino