Cambia il lavoro, noi stiamo cambiando. Molti di queli che nascono oggi faranno lavori che ancora non sono stati inventati. Eppure il lavoro resta quell'attività che...
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La Francia ha Nuit debout, le piazze che si riempiono a buio a parlare di lavoro e diritti, l'Italia ha iniziato tre anni fa con l'esperimento del sociologo Vincenzo Moretti, che crede alla missione di raccontare il lavoro per vederlo rinascere - organizzato e strumento di emancipazione - dal contributo di tutti.
Comunque la si veda un'appassionante maratona di racconti che, pur nella sua dimensione social, ha il fascino vecchio della candela accesa sul tavolo in una notte senza corrente elettrica a raccontarsi storie per far passare le ore e la paura: facce e storie che, galleggiando nel buio, racconteranno il mondo nuovo in cui siamo già entrati e tutte le sue opportunità che nascono dalle tecnologie e dalle esigenze non rinviabili di darci un modello diverso;
Per chi volesse ancora iscriversi c'è tempo fino all'ultimo con una mail a lavoronarrato@gmail.com. Dice Moretti: «Non è un evento e guai se lo fosse. La parola evento stimola solo ansia da prestazione: la notte del lavoro narrato è per quelli che dicono: sono qua, lavoro e dunque sono». L'evento frastorna, il ritrovarsi a raccontare costruisce lentamente e non passa mai invano, è l'idea.
Tre le modalità di intervento. Piazza, bella piazza. I più organizzati possono scegliere la versione pubblica: per strada per le piazze in biblioteca, a scuola, nella sede dell’associazione, nel caffè letterario, in pizzeria, nel museo, insomma dove ci pare. E la seconda, quella casa per casa, versione fra amici, in famiglia (non diciamo condominio, in genere dimensione litigiosa). E poi c'è la versione di quelli che posteranno sui social la loro esperienza sotto l’hashtag#lavoronarrato con la frase :«Per me il lavoro vale». Esserci non è difficile. Scegliendo magari di intervenire grazie alla diretta di Radio Stonata.
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Il Mattino