La paranza dei bambini, il racconto dei napoletani: «Noi, nel condominio sotto ricatto dei Sibillo»

La paranza dei bambini, il racconto dei napoletani: «Noi, nel condominio sotto ricatto dei Sibillo»
Pretendevano persino che tutti i residenti in quell'antico palazzo di Forcella, in vico San Filippo e Giacomo, pagassero le spese per illuminare l'edicola votiva dedicata...

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Pretendevano persino che tutti i residenti in quell'antico palazzo di Forcella, in vico San Filippo e Giacomo, pagassero le spese per illuminare l'edicola votiva dedicata a Emanuele Sibillo. Ora che quell'altarino non c'è più - smantellato dall'intervento dei carabinieri - emerge dalle indagini quanto quella cappella che custodiva le ceneri e un busto in cera di Es 17 fosse centrale nella narrazione del clan per dimostrare la propria forza nel quartiere. Deve essere stato un incubo abitare in quello stabile per le tante persone per bene che avevano paura di denunciare i soprusi e le vessazioni imposte dai familiari di Sibillo. Del resto chi ci viveva in quel «palazzo della buonanima» - come era stato soprannominato dagli stessi appartenenti al clan - doveva per forza di cose conviverci con la paura a causa dei tanti raid, tra l'esplosione di bombe e i colpi d'avvertimento dei clan avversari. Lì, davanti al busto barbuto del 19enne ucciso nel 2015, venivano pure invitati i commercianti taglieggiati per fare una sorta di inchino al defunto. Non un caso che questo episodio si sia verificato proprio quando il clan Sibillo pretendeva da uno di questi commercianti ben 50mila euro o un appartamento e non i soliti 100, 200 o 500 euro come erano soliti chiedere. La figura del boss della paranza dei bambini era utile ad intimidire chi si avvicinava a quell'edicola votiva, manifestazione di un potere quasi divino e per questo oggetto di sequestro da parte della Dda. 

Un potere che in quella roccaforte dei Sibillo era esercitato anche nei confronti degli stessi condomini dello stabile di Forcella. La cappella, in realtà, c'era lì da anni e serviva a tutti i residenti del palazzo per commemorare i propri defunti e la Madonna. I residenti hanno spiegato agli inquirenti che «dopo la morte di Emanuele l'edicola ha subito una trasformazione. La madre e il padre del 19enne, Anna e Vincenzo, sostituirono il vecchio cancelletto della cappella con una struttura in alluminio, con le chiavi nella disponibilità solo della famiglia Sibillo». Avevano spodestato la Madonna e gli altri defunti per dedicare la cappella al giovane boss. «Ovviamente - ha detto una delle condomine - nessuno si è lamentato, nonostante i lavori siano stati eseguiti solo dai Sibillo senza chiedere nessuna autorizzazione né è stata fatta una riunione condominiale». C'è pure chi non ha nascosto ai carabinieri di essere rimasto stupito e chi si è lamentato di dover pagare il costo della luce. «So benissimo - ha spiegato uno dei residenti - che l'energia elettrica nella cappella è fornita dal contatore condominiale. Insieme ad altri abbiamo fatto più volte presente la problematica all'amministratore il quale ci ha sempre rassicurato che i costi erano irrisori». Un amministratore che i pm definiscono «chiaramente intimidito». Altri ricordano i raggelanti pellegrinaggi da parte dei bambini della vicina scuola media Confalonieri. «Effettivamente - ha dichiarato uno degli abitanti - capita che spesso i ragazzini si fermano davanti all'altarino per ammirare foto e busto di Emanuele Sibillo». Quegli stessi bambini che, finalmente, l'altra mattina allo stesso orario d'ingresso a scuola, hanno trovato i carabinieri del Comando provinciale guidato dal Generale La Gala portare via l'effige del boss. 

Il «palazzo della buonanima», anche dopo la morte di Sibillo, era diventato la roccaforte da cui il clan dei «guardaspalle dei Contini» - come sono stati definiti dai pm - manifestava la propria forza e presenza nel quartiere. Eppure, nell'antica guerra di predominio contro i Mazzarella - sono stati diversi i momenti di paura, non solo per gli appartenenti al clan, ma soprattutto per i tanti condòmini che sono stati vittime di questi scontri. L'8 gennaio del 2018 all'interno dell'edificio vengono sparati colpi di pistola di avvertimento e poi un fortissimo ordigno esplosivo che danneggia persino la vicina scuola Confalonieri. Stesse scene nel febbraio 2019 con un altro agguato, un mese dopo, poi, i residenti hanno invece dovuto assistere alla distruzione di un motorino - quello di Giosué Napoletano, alias o nannone - fatto a pezzi dai Mazzarella che quel giorno erano alla ricerca dei sodali del clan Sibillo per farli fuori. È in quel «palazzo della buonanima» che si rifugiavano, lì dove ora non c'è neppure più il busto barbuto di Es 17. 

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Il Mattino