Il sagrato della cattedrale «invaso da armigeri apparsi dal medioevo, con i loro mantelli e copricapo, armati di spade e archibugi, pronti a far fuoco. Sono giunti in...
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Tra il 1525 e il 1527 Napoli visse uno dei suoi periodi peggiori: l'esercito Francese incombeva ed era pronto a conquistare la città; una epidemia di colera sterminò buona parte della popolazione e dal Vesuvio fuoriusciva lava senza sosta che oramai lambiva la città, con una sequenza di terremoti che rase al suolo gran parte delle abitazioni. La popolazione, ormai allo stremo, come ultima speranza, decise di affidarsi in tutto e per tutto al “suo” Santo: attraverso gli eletti dei Sedili (assimilabili alle attuali circoscrizioni), fece voto a San Gennaro, con un contratto notarile, di costruire una nuova e grande cappella dove custodire le sacre reliquie e l'intero tesoro, in cambio della salvezza. E sappiamo come andò a finire e come si consolidò un profondo quanto indissolubile «feeling» tra il sacro e il profano tra i napoletani e San Gennaro. Fu in quella occasione che nacque la «Eccellentissima deputazione della reale cappella del tesoro di San Gennaro, che tutt'oggi provvede alla custodia del sangue e del tesoro.
(m.cer.) Leggi l'articolo completo su
Il Mattino