Già oggi, a margine del consiglio comunale (il primo dei tre su deliberazioni del bilancio), sarà più chiara la road map di de Magistris dopo la...
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«Il M5S da anni denuncia, come il principio di sussidiarietà costituzionale vorrebbe, che quando un ente inferiore ha bisogno, l'ente superiore sia tenuto a dargli una mano, ma come, per questioni di finanza pubblica, questo principio sia venuto sempre più sempre a mancare. Rimettere in piedi i comuni in dissesto deve essere preoccupazione e cura anche dello Stato centrale», ha spiegato la senatrice grillina Paola Nugnes aprendo per la prima volta uno spiraglio alla causa di de Magistris.
Ma un eventuale aiuto grillino già scatena le ire del Pd. «Il Movimento 5 Stelle, votato alle ultime politiche da un napoletano su due, ora già prova a nascondersi sulla partita del debito. Non dice da che parte sta e chiede al governo l'approvazione di una legge speciale per Napoli. A quale governo? A quello che non riescono a far nascere per lo stallo in cui sono finiti con Salvini e Berlusconi? Quale maggioranza dovrebbe approvare in Parlamento la legge speciale? La smettano i grillini di fare il gioco delle tre carte e si assumano le responsabilità che gli competono se ne hanno la forza e le capacità», attacca la senatrice democrat Valeria Valente, tra le organizzatrici della contromanifestazione di piazza Trieste e Trento proprio contro il sindaco di Napoli. Iniziativa, assai meno numerosa di quella di de Magistris, che ha visto qualcuno del pd defilarsi.
«Io ho visto nascere in quella piazza - ragiona il democrat Nicola Oddati - un'aggregazione, molto variegata, che comincia a solidificare un'opposizione contro de Magistris. Che sinora, tranne per l'opera di qualcuno, è stata molto evanescente». Rimane il problema di chi si è defilato all'arrivo di alcuni esponenti di destra. «Eravamo praticamente tutti in piazza al netto della battaglia congressuale. Per questo credo che sia quanto mai urgente per il Pd chiudere il congresso con la nomina degli organismi dirigenti, quelli che dovrebbero impostare la governance del partito nei prossimi mesi. Sarebbe una sciagura non cogliere questa novità, proprio alla vigilia delle prossime amministrative».
«Centri sociali e associazioni civiche hanno fatto la loro parte, sono le forze di maggioranza e di opposizione che non hanno assolto in modo giusto al loro dovere politico- istituzionale. Ma gli scarsi numeri sono anche il segno - analizza infine l'ex governatore Antonio Bassolino - di un problema più generale, di una grave crisi della democrazia e della partecipazione. Al ballottaggio per le comunali di due anni fa ha votato il 35,97% degli elettori: invertire questa tendenza è il compito politico più importante». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino