La ballerina si rialza in punta di piedi, canta e suona il piano da quando non può danzare più: si riprende la scena. È sua, è di Laura Vela, 17 anni,...
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La famiglia potrebbe acquistarla, ma è chiaro che si tratta di una spesa troppo impegnativa. Mamma Vittoria oggi lavora in un negozio di informatica: «Ho chiuso il mio, quando si è scatenato l'inferno», spiega. Papà Diego è un funzionario nella segreteria della giunta della Regione Campania e ricorda le piccole e grandi difficoltà incontrate nella imprevista corsa a ostacoli. Innanzitutto il rientro a scuola dopo mesi di ricovero lontano da casa, a Montecatone, di ritorno dalla provincia di Bologna senza trovare un bagno attrezzato, nonostante la puntualità nel segnalare i propri bisogni. «Era stata assegnata a Laura la toilette dei professori, naturalmente inadeguata, e poi un assistente uomo per accompagnarla...».
Altra disavventura al Cardarelli, un paio di anni fa, ricovero d'urgenza per una sospetta appendicite: «Era impossibile passare dalla porta con la carrozzina per raggiungere il wc». E poi, gli abbracci e i salti mortali per salire a bordo del bus della gita senza pedana, e l'umanità ritrovata con il viaggio al parco giochi Mirabilandia, in occasione della licenza media. «Adesso frequento il quarto anno di liceo scientifico all'Elsa Morante di Scampia, il quartiere dove abito», aggiunge Laura, promuovendo l'istituto che non ha barriere architettoniche. «Intorno, resta il problema. E, senza l'esoscheletro, Laura non può affrontare altre esperienze come l'Erasmus a New York appena proposto alla classe», interviene la madre. Impossibile è però una parola proibita nel vocabolario e nel quotidiano. Per questo, il risultato può superare le aspettative. «Non si mette una croce sopra a una ragazza di 17 anni, va tentato tutto, anche quanto non appare scontato», insiste Vittoria Barbato, citando i progressi inattesi, che hanno reso possibile entrare nel programma con l'esoscheletro. «C'è chi si abitua alla carrozzina e rinuncia al tentativo, chi prova e non ce la fa», certifica il primario. Tra gli incontri positivi, quello con San Salvio Riva, il primo ad avviare la terapia in acqua. «La struttura di idroterapia ha preso anche una telecamera per verificare e filmare successi oltre misura», si commuove Diego Vela.
«Tu devi andare avanti», sussurra Laura, e sembra volerlo urlare al mondo. E gli amici, aggiunge, «sono importanti: i miei non si sono mai fermati alla sedia a rotelle, mi sono stati accanto prima dopo e durante la diagnosi». Ai coetanei che possono ritrovarsi in questa condizione la ragazza dagli occhi grandi raccomanda: «Non allontanare chi ti vuol bene, le persone più vicine, anzi. Chiedi aiuto, quando serve». Dietro la schiena mostra un tatuaggio: Dream on, la scritta in nero, che traduce così: «Non spegnere il sogno». Balla Laura, nella notte più buia, quasi nera. Danza in punta di piedi. È una ballerina straordinaria, e già una stella. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino