Melito, un contratto vero per i 57 lavoratori delle grandi griffe in nero

Melito, un contratto vero per i 57 lavoratori delle grandi griffe in nero
«I 57 lavoratori a nero sono stati tutti assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato e attendono la revoca del sequestro dell'azienda per ritornare, ma la...

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«I 57 lavoratori a nero sono stati tutti assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato e attendono la revoca del sequestro dell'azienda per ritornare, ma la Procura, per il momento, impedisce all'imprenditore di mettersi in regola». Lo rende noto l'avvocato Rosario Pagliuca, difensore di Vincenzo Capezzuto, rappresentante della società Moreno srl di Melito di Napoli, accusato, tra l'altro, di sequestro di persona. Nella sua azienda, lo scorso 13 novembre, vennero trovati 57 operai che lavoravano «a nero», 43 dei quali nascosti in un locale della ditta per sfuggire ai controlli dei carabinieri. L'avvocato Pagliuca fa sapere anche che la Procura di Napoli Nord si è pronunciata contro «la richiesta di dissequestro temporaneo per sole 8 ore finalizzata a un sopralluogo in fabbrica di tecnici specializzati, sotto il controllo dei carabinieri, per verificare le misure da adottare per ottemperare alle prescrizioni impartite dal Nas e adeguare la ditta per riavviare la produzione».


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La parola adesso passa al Gip di Napoli Nord Raffaele Coppola, che dovrà esprimersi, entro 5 giorni, e che, sottolinea il legale «siamo certi valuterà con scrupolosa e coscienziosa attenzione l'istanza». Lo scorso 25 novembre l'avvocato Pagliuca ha depositato la richiesta di riesame: «a breve il Tribunale di Napoli fisserà l'udienza per la decisione in ordine alla revoca della misura cautelare (l'imprenditore, infatti, è agli arresti domiciliari)». «Dai risultati delle indagini difensive - aggiunge nella nota l'avvocato - è emerso che i lavoratori 'a nerò non furono costretti a rifugiarsi nel caveau dall'imprenditore ma vi entrarono spontaneamente per sottrarsi al controllo degli Ispettori del Lavoro con la consapevolezza che avrebbero dovuto attendere il termine dei controlli per uscire. Tutti i lavoratori erano consenzienti e coscienti non solo al momento in cui si nascosero nel caveau ma per l'intera durata della permanenza nel locale e ciò è sufficiente ad escludere la configurabilità del reato di sequestro di persona che aveva legittimato l'arresto in flagranza».


Il dissequestro temporaneo della fabbrica è stato autorizzato dalla magistratura, in modo che i tecnici incaricati potranno ispezionare lo stato dei luoghi ed avviare le procedure per l'adeguamento dell'opificio alle prescrizioni impartite dai carabinieri del Nas.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino