«Vuoi fare l’addetta alla sicurezza? Hai un ottimo curriculum, se vuoi possiamo parlarne stasera a cena». «La buttafuori? No, per te ci vuole...
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IL TITOLO
Chi ha voglia di fare carriera in questo campo percorre i vari step che portano tra corsi gestiti dalle Prefetture, antincendio, primo soccorso e sicurezza in generale. Così, Gabriella ha acquisito il titolo di supervisore della sicurezza, una sorta di «capo» della squadra che gestisce gli eventi. «Un ruolo di responsabilità che implica sopralluoghi prima degli spettacoli per gestire la sicurezza al meglio, gestione delle uscite di emergenza, scorta agli artisti». Per sette anni, a Milano e dintorni Gabriella si è sentita a suo agio «anche se una donna che possa gestire una squadra di sicurezza non viene ancora accettata bene dai colleghi più giovani». Un problema superato con la competenza. E arriviamo a Castellammare, al suo ritorno nella vecchia casa stabiese. «Ho lasciato il mio lavoro a Milano per potermi avvicinare alla mia nipotina – prosegue Gabriella – ma sinceramente non riesco a stare ferma. Così, ho cominciato a mandare curriculum in giro. Sono tante le agenzie in cerca, ne ho trovate cinque tra Napoli, Caserta e Salerno. Ma i colloqui, quando mi sono stati concessi almeno telefonicamente, non sono andati come speravo». Prima un’agenzia di Napoli dove «il titolare mi ha invitata a cena». Poi un’altra a Caserta «mi ha detto senza mezzi termini che una donna deve solo fare l’uncinetto». Infine, il lavoro che sognava: «Avevo già lavorato in altri ambiti agli Scavi di Pompei e quel ruolo di addetta alla sicurezza per la nuova videosorveglianza era adatto a me. Dopo alcuni colloqui telefonici, l’agenzia napoletana che faceva da tramite mi ha comunicato che la Soprintendenza non ritiene che quello sia un lavoro da donna. Non so se sia stata una scusa, certo è stata una doccia gelata, perché il curriculum era stato valutato molto positivamente. A questo punto, a malincuore, ho deciso di andare di nuovo via da qui». Se a Milano «ero stata costretta qualche volta a “nascondere” le mie competenze e i miei attestati, lavorando con capi senza le mie qualifiche – aggiunge Gabriella – a Napoli non ho ottenuto neanche la possibilità di mettermi alla prova. Sicuramente non scopro io oggi il sessismo e le discriminazioni nel mio lavoro, ma qui al sud Italia per una donna è praticamente impossibile lavorare in questo settore».
IL FUTURO
E adesso cosa farà Gabriella? «Mi godrò qualche altra settimana con la mia nipotina, poi a fine marzo mi metterò in treno per tornare a Milano.
Il Mattino