Maschio. Sessant’anni, o poco più. Mangiava bene e beveva ancora meglio. E per questo motivo era anche in sovrappeso. Insomma, era uno che duemila anni non se la passava...
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L’uomo è stato ritrovato sepolto con il rito dell’incinerazione (equivale alla moderna cremazione) nel pavimento della tomba di Marco Obellio Firmo, notabile pompeiano dell’epoca, a pochi metri da Porta Nola, fuori la cinta muraria della Pompei romana. Anche perché l’urna non presenta tracce di graffiti o scritte. Attorno all’urna funeraria con i resti dell’uomo sono stati poi recuperati circa duecento frammenti di osso pertinenti al letto sul quale il corpo era stato cremato.
E non è solo questo rinvenimento a confermare l’importanza di Pompei quale «pozzo delle meraviglie nascoste». Le indagini, fatte dagli studiosi inglesi in cooperazione con archeologi e restauratori spagnoli dell’«Ilustre Colegio Oficial de Doctores y Licenciados en Letras y Ciencias de Valencia y Castellòn - Departamento de Arqueologia, del Museo de Prehistoria e Historia de La Diputación De Valencia», coordinati, rispettivamente, da Llorenc Alapont Martin e Rosa Albiach, hanno anche consentito il rinvenimento di altre tre sepolture. Due di esse, ancora a incinerazione, sono state intercettate sotto la cinta muraria della città, a poche decine di metri da Porta Nola.
Chi fossero gli individui che le tombe contenevano, però, non è stato possibile capire. Infine, ancora più interessante, il rinvenimento, sempre nella stessa area di scavo, di una nuova tomba, a inumazione (il corpo veniva posto nella terra e coperto da tegole), questa volta, contenete lo scheletro di un fanciullo. Dallo studio delle ossa si è potuto capire che si trattava di un neonato la cui età, presumibilmente, poteva essere indicata tra i tre e i sei mesi di vita. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino