Provano a dare un nome al nuovo scenario criminale cittadino, a riportare la storia delle baby gang sotto una precisa figura giuridica. Ed è così che la Procura dei...
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Sono tutti di Bagnoli, fissano con lo sguardo un paio di ragazzi intenti a bere una birra, poi fanno inversione di marcia, scendono e aggrediscono i due malcapitati. Non c'è un motivo reale, riflettono gli inquirenti, ma solo la «futile» esigenza di affermare la propria leadership di branco. Ricordate quelle immagini? Sono state veicolate grazie alle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Napoli e della compagnia Vomero (guidata dal maggiore Luca Mercadante) e immortalano l'impresa tutt'altro che eroica di un paio di centauri: sono quelli che scendono dallo scooter e impugnano un coltello, per poi ferire - fortunatamente in modo lieve - altri due ragazzini.
Sentito dai carabinieri, uno dei due aggressori armati dirà che aveva accettato lo sguardo di sfida e aveva agito anche per la frustrazione di trovarsi in un quartiere di ricchi, provenendo dalla periferia occidentale di Napoli. Sono tutti di Bagnoli gli indagati. Difesi - tra gli altri - dai penalisti Bruno Carafa, Marco Epifania, Gianfranco Mallardo, ora potranno replicare alle accuse o ammettere la propria partecipazione all'assalto armato di coltello. Un episodio simile a quello avvenuto venerdì scorso a Chiaiano, dove è stato ferito a colpi di calci e pugni lo studente Gaetano, 15enne di Melito. Anche qui nessun motivo valido, ma solo l'esigenza di affermare con la violenza la propria leadership. Quella del branco, il cui tentativo di «predominare» ora più che mai suona come un aggravante con il quale fare i conti una volta finiti in un'aula di giustizia.
Il Mattino