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Ieri si è levata una fumata grigia dal primo confronto ufficiale tra azienda e sindacati sulla cassa integrazione a zero ore per i lavoratori delle fabbriche Leonardo ubicate a Pomigliano e a Nola. Cig a zero ore che è stata annunciata un mese fa dal gruppo aeronautico anche per gli altri due impianti pugliesi di Grottaglie e Foggia. Una trattativa a bocce ferme. La cassa a zero ore doveva partire all'alba del nuovo anno, lunedì 3 gennaio, ma è stata sospesa proprio in vista dell'inizio dei colloqui formali. A ogni modo dal faccia a faccia con le organizzazioni di categoria, tenuto ieri pomeriggio nella sede romana dell'azienda e durato molte ore, non è spuntato nessun accordo. Il confronto proseguirà il prossimo 17 gennaio proprio allo scopo di raggiungere un'intesa. Per il momento resta sul banco del confronto l'annuncio di Leonardo, diramato il 3 dicembre scorso, di inserire in cassa integrazione ordinaria a zero ore per tredici settimane, cioè per poco più di tre mesi, 3400 addetti che dovrebbero restare a casa per un periodo di tempo piuttosto lungo.
Si tratta di coinvolgere nel provvedimento 1172 dei 2500 dipendenti di Pomigliano, 430 dei 700 di Nola, 1049 dei 1300 di Grottaglie e 790 dei 960 addetti di Foggia.
A Pomigliano è previsto l'impatto occupazionale di maggiore portata, sia pure attraverso l'utilizzo di un ammortizzatore sociale congiunturale e quindi giudicato provvisorio in vista di una prospettiva di sviluppo in tempi brevi. Nella grande fabbrica napoletana la produzione manifatturiera riguarda l'intera fusoliera del velivolo turboelica da trasporto regionale ATR e componenti per le ali ed i timoni dei grandi Boeing intercontinentali. Ma qui c'è anche una notevole produzione legata al software di alta tecnologia che coinvolge tecnici e ingegneri specializzati. Produzione che in questo caso non sembra essere interessata dalla cig. A Nola invece c'è una produzione di sezioni di fusoliera di vari velivoli civili a corto e medio raggio del consorzio europeo Airbus.
Qui, nell'impianto nolano, dovrebbe rimanere a casa il 60 per cento della manodopera. Intanto i sindacati premono sull'azienda almeno per rendere quanto meno pesante possibile il provvedimento. Si cerca di trovare soluzioni alternative in grado di salvaguardare i salari. Appare però molto difficile una soluzione in questo senso. A questa situazione si aggiungono i timori dei lavoratori, molto allarmati dall'eventuale inserimento nelle liste degli addetti da mettere in cassa integrazione. E in un contesto del genere non appare affatto secondaria la situazione dell'indotto. A Pomigliano e a Nola ci sono diverse aziende che operano a supporto delle produzioni aeronautiche.
Il Mattino