«Lo chiamavano Jeeg Robot». Santamaria: «Napoli mi riconcilia con il mondo, qui è impossibile sentirsi soli»

Uno schiaffo all'industria cinematografica che "non rischia e non investe nei giovani". Con il nuovo film "Lo chiamavano Jeeg Robot", dal 25 febbraio nelle...

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Uno schiaffo all'industria cinematografica che "non rischia e non investe nei giovani". Con il nuovo film "Lo chiamavano Jeeg Robot", dal 25 febbraio nelle sale, il regista Gabriele Mainetti, al suo primo lungometraggio, sfida le logiche del grande schermo. "L'unico modo per produrre una storia diversa è autoprodursi" dice (ha fondato infatti la Goon Films). E punta su Napoli:  "Sono fan di questa città, ci ho lavorato durante il progetto "La Nuova Squadra" e ci ambienterò una storia di violenza ma - assicura - niente camorra. Napoli non è solo camorra".


Il film che (a detta del regista "non si lascia andare ad americanismi né è romanocentrico bensì italiano") ha avuto un'accoglienza trionfale alla Festa del Cinema di Roma 2015, narra la storia del pregiudicato di borgata Enzo Ceccotti,  che quando cade in un bidone ed entra in contatto con una sostanza radioattiva scopre di avere un forza sovraumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio. Nel cast, oltre a  Ilenia Pastorelli, Luca Marinelli, Stefano Ambrogi, Maurizio Tesei, Francesco Formichetti, Daniele Trombetti anche Claudio Santamaria, innamorato di Napoli dove si riconcilia con il mondo e sente "l'appartenenza al genere umano. Impossibile - assicura - sentirsi soli" mentre suggerisce all' Italia e al mondo di attrezzarsi di "un SuperLindo, un eroe che pulisca tutto, che mette tutti su un'isola deserta  a zappare l'orto". "Se educhi i politici è cosa buona - aggiunge invece Mainetti - Si dovrebbe applicare la formula Karate Kid: la cera, leva la cera"








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Il Mattino