​Lo Russo jr: quando mi diedi latitante avvisai il mio amico Lavezzi

Lo Russo jr: quando mi diedi latitante avvisai il mio amico Lavezzi
Tra le prime cose che gli venne in mente di fare fu avvisare Lavezzi. Quando Antonio Lo Russo sfuggì al blitz del cinque maggio del 2010, si rifugiò a casa di un...

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Tra le prime cose che gli venne in mente di fare fu avvisare Lavezzi. Quando Antonio Lo Russo sfuggì al blitz del cinque maggio del 2010, si rifugiò a casa di un pusher legato al clan. Poi fece in modo di contattare un suo uomo, al quale disse di portare una imbastiata all'ex asso del Napoli, che risulta ovviamente estraneo alle indagini. È uno dei particolari che emergono dalla misura del gip ferri a carico del gioielliere luigi scognamiglio ritenuto responsabile di aver offerto riparo in via Calabritto all'allora boss - oggi pentito - antonio lo russo.


Stando alla lettura degli atti, Lavezzi aveva un telefono "dedicato", cioè intestato ad altri soggetti, che serviva per comunicare con il boss tifoso. Spiega Lo Russo jr: chiesi di avvisarlo per non metterlo in difficoltà, se i carabinieri avessero trovato il mio telefono, lo avrei messo in difficoltà. Decisive le indagini dei pm della dda di Napoli, coordinati dall'aggiunto Beatrice e dai pm Carrano, Parascandolo e Woodcock, ma anche il lavoro svolto dalla dia del capocentro giuseppe Linares. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino