Luca Trapanese, insulti alla figlia down: «Manca la cultura del diverso, Napoli è ostile con i disabili»

Luca Trapanese, insulti alla figlia down: «Manca la cultura del diverso, Napoli è ostile con i disabili»
Luca Trapanese - assessore al Welfare del Comune - lei ha adottato una bimba, Alba, con la sindrome di down: è andato in spiaggia un paio di giorni fa con lei e lì...

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Luca Trapanese - assessore al Welfare del Comune - lei ha adottato una bimba, Alba, con la sindrome di down: è andato in spiaggia un paio di giorni fa con lei e lì un altro bambino l'ha avvicinata e ha detto che secondo la mamma Alba era brutta e malata. In che mondo viviamo?


«Mi ha colpito la spontaneità con la quale il bambino ha detto quelle cose perché le ha dette proprio come fanno i bambini quando le sentono dire dai genitori. Sono rimasto di pietra, non sapevo nemmeno cosa rispondere, perché mia figlia non è malata e la sua disabilità non la invalida dall'essere una bambina felice, oltre ad essere oggettivamente bella».

È andato a parlare con la mamma del bimbo?
«No, al massimo avrei avuto delle scuse che non mi interessano. Noi dobbiamo partire dal fatto che c'è una ignoranza di base, cioè non conoscenza della disabilità. E tutto quello che comporta se non la vivi. Quella mamma che ha parlato in quel modo al figlio non conosceva. La realtà è comunque variegata. Lunedì mia figlia è tornata a scuola e un'altra mamma mi ha mandato una foto dove Alba stava mano nella mano con suo figlio Arturo e mi ha scritto: Grazie a te e ad Alba, lei riesce a sfiorargli le mani e il cuore. Il mondo ha una doppia faccia con gente che non bada all'esteriorità».

La sostanza è che il cosiddetto diverso viene in casi non rari respinto. Napoli da questo punto di vista che città è?
«I problemi ci sono. Le cose non vanno benissimo. Le racconto un episodio: una mia cara amica ha sposato un uomo di colore e hanno avuto un figlio, parliamo di una Napoli benestante. Il bambino che hanno avuto si rifiuta di indossare i pantaloncini perché non vuole mostrare le gambe di colore scuro. Siamo ossessionati dal concetto di perfezione mentre noi non dobbiamo essere perfetti ma felici e non riusciamo a esserlo, non lo facciamo questo scatto in avanti».

Dunque Napoli non è diversa da altre realtà difficili?
«Sul mondo della disabilità siamo al pari degli altri cioè ostili. Ho fatto una riunione con 25 rappresentanti di associazioni che si occupano di disabilità. È emersa una cosa importante, vale a dire che è vero che mancano i servizi, ma la cosa più importante che mi hanno chiesto è fare cultura, cioè parlare di disabilità. Ovvero educare, anzi rieducare la gente sulle diversità».

Al di là dell'episodio che l'ha toccata personalmente, cosa sta facendo il Comune per chi soffre? La sensazione è che la sofferenza sia stata per intero scaricata sulla Chiesa, sul Terzo settore e le persone di buona volontà.
«È vero, se non ci fossero le Associazioni, il Terzo settore e la Chiesa non riusciremmo a entrare in quei mondi. Le Istituzioni sono assolutamente lontane e aride e quello che io voglio fare è avvicinare le Istituzioni alle persone. Un passo che dovremmo fare noi, ma andiamo troppo lenti, non avviene ancora come vorremmo e ci stiamo lavorando».

Faccia qualche esempio.
«La cosiddetta educativa territoriale - si tratta di un servizio del Comune dedicato a bambini e ragazzi dai 6 e ai 16 anni, cioè interventi di accompagnamento alla crescita e allo sviluppo individuale e sociale - non era aperta ai bambini disabili. Nonostante ci siano 24 centri distribuiti in tutte le Municipalità. Abbiamo recuperato un milione per far ripartire i laboratori e messo a bilancio 3,5 milioni anche per la prossima annualità. Ora i bambini con disabilità avranno accesso a questo servizio».

Lei si trova a Milano: un viaggio di lavoro?
«In un certo senso sì, la figlia di Roberto Vecchioni - Francesca - da anni tiene li il Festival della disabilità, vorrei portarlo a Napoli».

Cosa serve a Napoli per migliorare i servizi sociali?


«Creare servizi stabili e non raccattare soldi a destra e manca per tamponare emergenze. Mi sono dato questo obiettivo. Per esempio a Napoli manca un centro di orientamento che si rivolge ai genitori che hanno avuto figli nati disabili».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino