«Il numero 20, la festa... e io mi sono inventato la festa delle pernacchie, contro o coronavirùs, ca o piglia ncanne e dint''o musso... 43, onna pereta...
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Esperto attore di tradizione, con un emblematico physique du rôle, nume tutelare della «Tombola scostumata», che da anni porta sulle scene durante le festività del Natale, Gino Curcione l'ha rispolverata qualche giorno fa anche nell'imminenza della Pasqua, causa coronavirus, allietando un'ora di quarantena del popolo di via Gabriele Rossetti, a Fuorigrotta, dove abita. Senza orpelli teatrali, scenografie, balletti, musiche e amenità introduttive, Gino ha semplicemente estratto «'a dint''o panariello» i numeri della Smorfia dalla veranda-palcoscenico della sua cucina, al pian terreno: «Mi sembrava di stare in un anfiteatro. A fianco e attuorno a me tutt''a gente d''e palazzine di cinque piani del mio parco, forse anche duecento persone». In strada? «Nessuno, per fortuna».
Gino, come va? «Me ne sto relegato. Non esco da 15 giorni. Mia sorella e mio cognato vanno a turno a fare la spesa, una volta alla settimana. Io resto a casa. Leggo, rassetto, stiro. Ho scoperto il piacere del ferro a vapore. Levo e panne a dint'a ll'armadio, e nfonno e e stire n'ata vota. Il cambio di stagione l'aggio già fatto tre vote. Dimmane sarrà a quarta. Passo o tiempo». E la tombola?
Un'amica, che abita a due passi da me e lavora nel volontariato - Loredana Vado si chiama - mi ha detto che ne stava organizzando una dai balconi e dalle finestre per rallegrare soprattutto anziani e bambini. Mi ha fatto la proposta e io le ho risposto: perché no? È sempre un piacere quando si può donare un sorriso a qualcuno». In tempi global di smartphone e social, ovviamente, lo spettacolo è stato ripreso dalle videocamere di quartiere - anzi, di parco - e subito girato in rete, diventando un piccolo fenomeno.
Gino ripeterà l'esperimento oggi alle 17: «Mi raccomando, non uscite di casa, non venite qua a Fuorigrotta. Tanto sta tutto ncoppa a Facebook. O truvate llà».
E poi: «Farò la tombola di primavera, perché domani - questo il coronavirus non lo sa, a faccia soja - entra la primavera». E che cosa si vince? «Niente... cioè sì, un regalo si vince. Chi fa tombola mi chiede una canzone napoletana, e io gliela canto a cappella, ncoppa a veranda. M'arraccumanno, ve lo dico prima in italiano e poi in napoletano: non uscite di casa, ciuncateve, jettate o sanghe dint''e ccase voste. Sentite a mme: o virùs l'ha da piglià' a chillu servizio. E o pigliarrà». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino