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Il Comune di Marano ordina lo sgombero dei capannoni dell'area Pip. Il provvedimento è firmato dal dirigente del settore tecnico dell'Ente, l'architetto Elena Biagia Mucerino, ed è stato notificato agli interessati - per il momento cinque imprenditori - nella giornata di ieri. Per altre dieci aziende, comunica il Comune, «è in corso una valutazione trattandosi di situazioni che presentano diverse problematiche». L'Ente cittadino, su cui pende un'indagine della prefettura che potrebbe portare allo scioglimento per infiltrazioni camorristiche, ha dunque rotto gli indugi dopo mesi di contrapposizioni con gli affittuari degli stand, molti dei quali continuano a versare il canone agli amministratori giudiziari della Iniziative industriali di Sant'Antimo, la società fondata dai fratelli Aniello e Raffaele Cesaro, che nel 2005 si aggiudicò l'appalto bandito dal Comune di Marano. Due anni e mezzo fa, sulla scorta di una serie di inadempienze rilevate dall'ufficio tecnico di Marano, l'ente cittadino decise di rescindere (con provvedimento unilaterale) il contratto con la società dei Cesaro.
Da allora il caos ha regnato sovrano.
L'area industriale di Marano, al netto del contenzioso tra il Comune e la Iniziative industriali, è da anni al centro di polemiche e procedimenti giudiziari. I fratelli Cesaro, a capo della società che si aggiudicò l'appalto, sono rinviati a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa con il clan Polverino. Secondo l'accusa, avrebbero siglato un patto con la fazione criminale un tempo egemone sul territorio per aggiudicarsi il bando emanato dal municipio nel 2005. Secondo i periti della procura di Napoli, inoltre, alcuni sottoservizi del Pip (impianto fognario e antiincendio) non sarebbero a norma. Un'altra relazione, stilata anni fa dall'ufficio tecnico comunale, fa riferimento alle irregolarità urbanistiche di diversi capannoni. Tesi, queste ultime, sempre rispedite al mittente dai Cesaro e dai loro consulenti e di recente oggetto anche di un approfondimento da parte dei periti nominati dal tribunale Napoli nord, dove si svolge il processo che vede imputati i due imprenditori di Sant'Antimo assieme ad altri noti tecnici e politici del comune di Marano.
Il Mattino