Napoli capitale del traffico di hashish: patto di ferro con i corrieri del Marocco

Napoli capitale del traffico di hashish: patto di ferro con i corrieri del Marocco
Il giro d'affari connesso alla vendita dell'hashish fruttava centomila euro alla settimana. I clan di Marano, da decenni egemoni nel settore, hanno sempre privilegiato il...

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Il giro d'affari connesso alla vendita dell'hashish fruttava centomila euro alla settimana. I clan di Marano, da decenni egemoni nel settore, hanno sempre privilegiato il commercio delle droghe leggere, ritenuto meno rischioso ma ugualmente redditizio. Un business milionario, nato all'inizio degli anni Novanta, quando il clan Polverino strinse legami solidissimi con i narcos marocchini. Quegli agganci nel Nordafrica non si sono perse nemmeno dopo l'arresto del capoclan Giuseppe, avvenuto nel 2012 in Spagna, e degli affiliati di punta, assicurati ormai tutti alla giustizia. Anche la fazione criminale degli Orlando, clan egemone da qualche anno a Marano, ha saputo sfruttare quei canali, potendo contare sull'esperienza e le conoscenze degli uomini che un tempo erano alla corte del Barone dei Camaldoli.


La rotta utilizzata anche dalla gang di narcors e corrieri sgominata ieri dai carabinieri del comando provinciale era quella di sempre: dalle piantagioni situate nella zona montuosa del Marocco, l'hashish pressato, suddiviso in pacchi di trenta chili, arriva sulla costa marocchina e da qui, a bordo di barconi e gommoni, sbarca nelle città di Malaga, Cadice, Valencia, Siviglia e Barcellona. A ricostruire la rotta è il pentito Domenico Verde, uno degli uomini di punta del clan Polverino. «Negli anni Novanta, quando sono stato per la prima volta in Marocco - riferisce Verde agli inquirenti - il trasporto dell'hashish veniva effettuato con l'ausilio di muli. Solo da qualche anno i marocchini si sono modernizzati e il trasporto viene effettuato con camion e auto. Per la realizzare le operazioni di carico è necessario coinvolgere molte persone del posto e si utilizzano diversi segni identificativi sui panetti di hashish che servono ad individuare il fornitore».

Queste modalità, ancora oggi, erano utilizzate da Alfonso Mercurio, meglio noto come “Guallarella”, ritenuto tra i promotori dell'organizzazione criminale smantellata ieri. I panetti di hashish, suddivisi a Marano in dosi, venivano poi distribuiti ai corrieri, ai pusher e venduti come ovetti agli acquirenti. Era il gergo utilizzato al telefono dai componenti della gang, che tentavano così di di depistare o confondere gli inquirenti. Accortezze perlopiù telefoniche, costruite attraverso un linguaggio ermetico che puntava a celare la reale attività illecita, smascherata però dalle intercettazioni ambientali, dove gli indagati si sentivano liberi di conversare abbandonando l'abituale linguaggio in codice. Promotori, intermediari e corrieri si incontravano in alcuni noti locali della città, in particolare in una caffetteria e in un salone da barbiere di via Adda.


Era in questi luoghi, solitamente molto affollati, che i narcos si accordavano sulle modalità di trasporto, vendita e incasso derivante dalla vendita degli stupefacenti Nel lungo elenco degli arrestati di ieri figura anche Angelo Di Maro, meglio noto come “Pagliariello”, ritenuto organico ai clan Polverino e Orlando e già condannato a nove anni di reclusione per traffico di droga. Di Maro, qualche anno fa, finì al centro di un'indagine che vide coinvolto anche un carabiniere dell'allora tenenza di Marano. Angelo Cantone, il militare dell'Arma condannato a nove anni di reclusione, avrebbe fornito informazioni riservate proprio a Di Maro e ai suoi sodali.
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Il Mattino