Reflui illecitamente sversati da qualche residente o imprenditore? Oppure acque di sentina scaricate in mare da diportisti senza scrupoli? È giallo sulle cause del boom di...
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LE ANALISI
I risultati dei test eseguiti dall'Arpac parlano chiaro. La concentrazione di escherichia coli tra l'approdo di Marina Grande e la Tonnarella è quasi doppia rispetto a quella consentita dalla legge. E anche il numero di enterococchi intestinali, gli altri batteri che l'agenzia regionale utilizza come parametri per valutare l'inquinamento del mare, è troppo alto. Di qui il no alla balneazione in un tratto di costa bagnato da acque che, come precisato dall'Arpac, sono sempre state classificate come eccellenti.
Allora come si spiega l'impennata dei batteri fecali? Dopo aver ricevuto il responso dei test, il Comune ha avviato verifiche sulle fogne e sul depuratore di Marina Grande insieme alla Gori, società che gestisce le risorse idriche in Costiera. Risultato? Nessun guasto come quello che, a ferragosto del 2015, provocò lo sversamento di materiale fecale a Marina Piccola costringendo il sindaco Giuseppe Cuomo a firmare un clamoroso divieto di balneazione. Il sospetto, quindi, è che a inquinare il lato est di Marina Grande sia stato uno scarico-killer proveniente da qualche abitazione o attività commerciale. In alternativa, lo sfregio potrebbe portare la firma di qualche diportista capace di sversare in mare le acque di sentina della propria imbarcazione.
ATTENDISMO
Fatto sta che, almeno fino a questo momento, la bocciatura sancita dall'Arpac non si è tradotta in un formale divieto di balneazione tra l'approdo di Marina Grande e la Tonnarella. Col sindaco Cuomo in vacanza e la numero due Maria Teresa De Angelis a farne le veci, il Comune ha scelto una tattica attendista. Domani, infatti, l'Arpac effettuerà le controanalisi. E, negli uffici di Piazza Sant'Antonino, si spera che i risultati escludano la presenza di batteri fecali. In tal caso lo stop ai tuffi, che con Ferragosto alle porte e la città invasa dai turisti demolirebbe l'immagine di Sorrento, non sarebbe giustificato. A contestare questa linea è Francesco Gargiulo, leader del movimento civico Conta anche tu: «L'Arpac riscontra batteri fecali a Marina Grande e il Comune che fa? Invece di vietare la balneazione, a tutela di chi in quelle acque si immerge, aspetta: lo segnaleremo alla magistratura».
La vicenda è delicata anche per quanto riguarda la Bandiera Blu, il marchio di qualità che la Fondazione per l'educazione ambientale (Fee) attribuisce alle località che si distinguono per la pulizia del mare. Sorrento se l'è aggiudicata per la prima volta nel 2018 e poi ancora quest'anno, quando il vessillo è stato issato durante una cerimonia svoltasi proprio a Marina Grande. Secondo la Fee, per potersi fregiare della Bandiera Blu, una spiaggia deve «rispettare pienamente gli standard e i requisiti di analisi relativamente alla qualità delle acque di balneazione». Ecco perché, dopo il responso negativo arrivato due giorni fa dall'Arpac, il vessillo è stato ammainato nei lidi verso il lato est del borgo. Qualora le controanalisi dovessero segnalare un netto calo dei batteri, la Bandiera Blu potrà tornare a sventolare.
A rischio, però, c'è la futura conferma del vessillo a Marina Grande: «In sede di esame della candidatura spiega Claudio Mazza, presidente della Fee Italia si valuteranno, applicando una formula matematica, i risultati delle analisi delle acque eseguiti negli ultimi quattro anni. Ulteriori anomalie nella qualità delle acque potrebbero pregiudicare la Bandiera Blu per la spiaggia interessata».
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Il Mattino