Margherita e supplì, i prezzi dello street food alle stelle a Napoli: «Ora c'è chi specula»

Margherita e supplì, i prezzi dello street food alle stelle a Napoli: «Ora c'è chi specula»
Parola ai maestri dello street food napoletano. Sono proprio loro, ai tempi di uno dei boom turistici più intensi degli ultimi decenni, a raccontare le cause degli aumenti...

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Parola ai maestri dello street food napoletano. Sono proprio loro, ai tempi di uno dei boom turistici più intensi degli ultimi decenni, a raccontare le cause degli aumenti dal crocché al supplì alla pizza a portafoglio. Il cibo povero partenopeo, stando alle argomentazioni, esiste ancora. Solo che è diventato più caro.

Partiamo da Port'Alba, uno dei crocevia del cibo di strada. «La pizza a portafoglio mantiene un prezzo più economico rispetto al servizio al tavolo, dove pesano di più gli aumenti di farina, luce, olio, pomodoro e gas - spiega Gennaro Luciano, titolare dell'Antica Pizzeria - Prima del Covid vendevamo la pizza a portafoglio a 1,50 euro. Oggi a 2. Ritengo che ci sia anche una speculazione del mercato». Stesso cibo e stesso prezzo in via Costantinopoli, al ristorante-pizzeria Bellini: «Stiamo cercando di difendere lo street food, da sempre destinato al ceto medio basso napoletano - dice il titolare, Gennaro Tommasino - Dopo 7 mesi di aumenti ci siamo riuniti e abbiamo deciso di alzare il costo della pizza a portafoglio da 1,50 euro a 2 euro. Se continua così saremo costretti ad alzare il costo anche del crocché, vista l'impennata dell'olio. Da 80 centesimi lo venderemo al 30% in più. I nostri margini di guadagno restano comunque gli stessi. Si passa dalla speculazione che il mercato fa su di noi, alla speculazione che alcuni commercianti fanno sui turisti». Arriviamo in via dei Tribunali, nella pizzeria dove Clinton addentò la celebre pizza a portafoglio del 1994, a margine del G7: «All'epoca costava 1500 lire - dice Edoardo Ammendola, amministratore di Di Matteo - Oggi 2 euro. Lo stesso vale per la frittatina e gli arancini. Siamo stati costretti all'aumento di 50 centesimi. I fornitori hanno speculato più dei produttori. Il nostro marchio resta unico, di qualità, e con costi bassi». «Anche noi vendiamo la pizza a portafoglio a 2 euro - aggiunge Massimiliano Di Caprio, titolare del Presidente - Prima della guerra costava 1,50. Siamo tra i pochi a mantenere la margherita da asporto a 4 euro, cotta nel forno a legna». 

Mario Cipolletta, assieme all'omonimo cugino, è titolare della storica rosticceria-friggitoria La Padella in zona Arenella. «I prodotti che offriamo sono rimasti quasi del tutto invariati - osserva - il rustico, il rusticone col prosciutto, la frittatina di maccheroni, la pizza di scarole. Devo dire che nell'ultimo periodo i turisti si affacciano fino all'Arenella. Per quanto riguarda i prezzi, ha inciso molto l'aumento delle materie prime: dalla guerra in poi, vista la difficoltà a reperire i prodotti, abbiamo dovuto ritoccare qualcosa. Il pollo, per esempio, ci costa il doppio rispetto a prima del conflitto tra Russia e Ucraina. Lo vendiamo a 7,50 euro. La frittatina è aumentata di 10 centesimi, da 1,70 euro a 1,80: l'olio è aumentato da 1,10 euro al litro a 3». 

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Il Mattino