Marijuana, per i clan affare a sei zeri: così i monti di Napoli sono diventati Giamaica

Marijuana, per i clan affare a sei zeri: così i monti di Napoli sono diventati Giamaica
Da Gragnano a Lettere, passando per Casola di Napoli e Sant’Antonio Abate, e poi ancora verso Pimonte e Castellammare di Stabia, con qualche puntata a Vico Equense, nel...

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Da Gragnano a Lettere, passando per Casola di Napoli e Sant’Antonio Abate, e poi ancora verso Pimonte e Castellammare di Stabia, con qualche puntata a Vico Equense, nel Salernitano e sul versante della Costiera Amalfitana. La mappa della «Giamaica italiana» si estende di anno in anno, con confini sempre meno definiti, che spesso cambiano, abbracciando tutta l’area dei monti Lattari. Dietro le coltivazioni intensive di canapa indiana, naturalmente, c’è la camorra, che sfrutta le particolari caratteristiche climatiche e morfologiche del territorio per produrre praticamente a costo zero la «preziosa» marijuana.


Disegni di legge e tentativi di norme per regolamentarne la diffusione stentano a decollare in Italia, ma nel frattempo i narcotrafficanti dei Lattari ogni anno fanno introiti a 6 zeri, partendo dal semplice acquisto di semi ogm, geneticamente modificati per fiorire solo con piante utili alla produzione di stupefacenti, con un tasso di thc (cannabinoidi) elevato e, una volta raggiunta la maturazione, praticamente pronte per la vendita.

A Gragnano e dintorni, le coltivazioni vengono gestite dal clan Di Martino-Afeltra, alleati dei D’Alessandro di Castellammare: sono loro, secondo l’Antimafia, ad organizzare da anni tutta la macchina. Si parte, appunto, dai semi, solitamente acquistati tramite i canali sudamericani o olandesi.

Non arrivano più, come negli anni addietro, direttamente nei mangimi per i canarini, ma vengono selezionati appositamente per rendere la coltivazione veramente intensiva. I semi vengono piantati nei valloni e nei terreni scoscesi, che vengono raggiunti solo da pericolosi, impervi e semisconosciuti sentieri, noti per lo più a cercatori di funghi, boscaioli e amanti del trekking.

Una volta individuato il terreno adatto, la semina avviene tra metà aprile e inizio giugno. Al resto solitamente pensa la natura, con il particolare microclima che aiuta la maturazione delle piantine che, in poche settimane, raggiungono anche i 3 metri di altezza e sono pronte per il raccolto.


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