Nessun dietrofront: Lello Vitiello, il massone in sonno candidato con il Movimento 5 Stelle nel collegio uninominale di Castellammare-Campania 3 per la Camera dei deputati non...
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La guerra di nervi tra Di Maio e Vitiello si è palesata solo in tarda serata dopo che per tutta la giornata di ieri sia il leader del Movimento che il candidato pur se sollecitati - si sono rifiutati di commentare la vicenda. Il segnale che il tira e molla per il ritiro spontaneo della candidatura sia durato per ore. Lo staff di Di Maio aveva chiesto al «fratello in grembiule» di firmare un documento in cui Vitiello doveva impegnarsi a dimettersi in caso di elezione in Parlamento: l'adesione alla massoneria contrasta infatti con il regolamento varato dal Movimento 5 Stelle che al punto 6 esplicita espressamente il divieto di adesione alle logge.
A muso duro è però giunta la replica di Vitiello. «Come candidato in un collegio uninominale ha scritto nella nota - rappresento la società civile e non comprenderò alcuna esclusione aprioristica e immotivata». Secca la risposta del Movimento 5 Stelle che dopo il franare delle trattative per il ritiro della candidatura ha diffuso un ulteriore comunicato. «Essendosi rifiutato di rinunciare spontaneamente hanno replicato i vertici grillini Lello Vitiello viene diffidato dall'utilizzo del simbolo e non potrà essere eletto con il Movimento a causa della sua adesione in passato al Grande Oriente d'Italia e per non averlo comunicato all'atto della candidatura dichiarando quindi il falso».
Per tutto il giorno Di Maio non aveva voluto metterci la faccia sul pasticciaccio della candidatura, neppure ieri mattina, a Salerno, quando nel corso di un evento elettorale era stato avvicinato dai cronisti e aveva abbandonato taccuini e microfoni non appena gli era stato chiesto conto della vicenda. L'imbarazzo era palese. Vitiello, tra l'altro, non aveva neppure dovuto partecipare alle parlamentarie online: la sua candidatura era stata caldeggiata direttamente da Di Maio. A inizio gennaio era stato Dario De Falco, braccio destro del leader grillino, a telefonare a Vitiello riferendogli che Di Maio aveva trovato interessante il suo curriculum. Di Maio forse non sapeva dei trascorsi massonici di Vitiello, ma ben conosceva che la famiglia dell'avvocato stabiese è molto in vista nel collegio in cui era candidato. Il papà di Vitiello, Salvatore, è stato per diversi anni esponente della Dc e anche candidato a sindaco a Castellammare nel 2013. Consensi che ai 5 Stelle facevano sicuramente comodo, soprattutto in un collegio uninominale dove la legge elettorale prevede il sistema maggioritario e fa scattare il seggio solo per il candidato che ottiene più voti.
Ora Vitiello dovrà proseguire la sua corsa in solitaria, senza simbolo in campagna elettorale (ma sulla scheda i suo nome sarà sopra il simbolo M5S). A nulla è valsa neppure la decisione di abbandonare i lavori della loggia napoletana «Sfinge» aderente all'obbedienza del Goi. Lo scorso 23 gennaio, a candidatura ottenuta, infatti il «grembiulino» aveva lasciato l'officina massonica mettendosi come si dice nell'ambiente squadra e compasso «in sonno». Tra l'altro «l'assonnamento» è una sorta di autosospensione dalla loggia, ma che non pregiudica al massone di poter fare rientro tra i «fratelli» non appena questi lo richieda.
«Quando ho firmato la mia candidatura si è difeso Vitiello nella nota inviata in serata ero in regola con il codice etico che ho letto e studiato». Eppure le parlamentarie a cui comunque Vitiello non ha partecipato si sono concluse cinque giorni prima al 23 gennaio. Non è da escludersi che la sfida possa continuare nei tribunali a colpi di carte bollate perché se come lo stesso Vitiello dichiara questi non fosse stato iscritto alla loggia al momento dell'accettazione della candidatura potrebbe riscontrarsi un vizio di forma. Ironici i commenti dalle altre forze politiche da Fi con Mara Carfagna e Vittorio Sgarbi, fino ad Arturo Scotto di Leu che aveva chiesto ai grillini il ritiro della candidatura.
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Il Mattino