Finché morte non ci separi. Nella città in cui aleggia il mantra della tradizione, dove resistono ancora i matrimoni in chiesa ma iniziano a farsi strada quelli...
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Ma ormai non ci sono dubbi: «D'ora in avanti - rivela Panini - sarà possibile sposarsi persino in contemporanea ai flussi turistici. Il Comune ha a cuore che i tempi dell'amministrazione coincidano con quelli dei propri sogni». Amministrazione che non esclude di estendere la delibera anche ad altri immobili e monumenti che «rispondano a criteri di agibilità». Niente più burocrazia, allora: è giusto che ci si sposi anche fuori orario e, chissà, magari un domani pure a notte fonda. Non si tratta, naturalmente, di filantropia: l'operazione porterà liquidità nelle casse esanimi del Comune, che ha non poche difficoltà nella riscossione delle tasse e nella dismissione del patrimonio immobiliare. A conti fatti, per sposarsi si dovrà pagare all'ente una tariffa che varia dai 200 ai 700 euro, a seconda dei giorni e della durata della cerimonia.
«Siamo di fronte ad un settore produttivo, quello del wedding, che muove nella nostra regione oltre 2 miliardi di euro tutti gli anni - sottolinea Panini - Un dato assolutamente consistente dal punto di vista economico. In particolare, sono circa 27mila le coppie che convolano a nozze mediamente in Campania», la maggior parte delle quali a Napoli e provincia. Un numero importante in grado di generare un volume d'affari elevatissimo che incide su tutto l'insieme dei comparti economici che ruotano attorno all'evento del matrimonio: gli abiti, le fedi, la cerimonia, il viaggio di nozze, il fotografo. Negli ultimi anni si assiste inoltre a un incremento del 10 per cento delle unioni e ciò determinerà, di conseguenza, un aumento degli introiti anche per l'amministrazione comunale. Ma quali sono i numeri delle unioni all'ombra del Vesuvio? Per quanto riguarda i matrimoni civili, dominano la classifica le città del Centro-Nord, dove ormai questo rito sta sostituendo quello religioso.
Le grandi città del meridione che compaiono per prime sono Catania, con il 43,3 per cento di matrimoni non religiosi, e Napoli, con il 35,4 per cento, dove nel 2014 le unioni tradizionali sono state 8623 mentre quelle civili 3642 (per un totale di 12265).
Il Mattino