Matrimoni ed eventi fermi da un anno, ​Federmep incontra Unità di crisi della Regione Campania

Matrimoni ed eventi fermi da un anno, Federmep incontra Unità di crisi della Regione Campania
Le oltre settemila imprese del settore matrimoni ed eventi rappresentano una parte significativa del tessuto economico campano. Un settore che fino al 2019 generava un giro di...

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Le oltre settemila imprese del settore matrimoni ed eventi rappresentano una parte significativa del tessuto economico campano. Un settore che fino al 2019 generava un giro di affari di circa due miliardi di euro all’anno, ridotti a neanche 200 milioni nel 2020. Un tracollo che richiede sostegno da parte delle istituzioni, sia a livello economico che di protocolli per la ripartenza. Questi i temi al centro di un incontro, organizzato dal consigliere regionale Carmine Mocerino, tra l’unità di crisi della Regione Campania - composta dal direttore  Generale per i Lavori pubblici e la Protezione Civile Italo Giulivo, il direttore generale per la Tutela della salute e il Coordinamento del Sistema Sanitario regionale Antonio Postiglione, la Dirigente dell'Unità di crisi Roberta Santaniello e una delegazione di Federmep, la federazione che riunisce le imprese e i liberi professionisti del settore, rappresentata dalla presidente nazionale Serena Ranieri, il capo delegazione Campania Alessandra Petillo e il capo delegazione per i rapporti istituzionali Loredana Parisi. 

«Giusto ieri - ha ricordato la presidente di Federmep Serena Ranieri - il presidente del Consiglio Draghi ha voluto mandare un messaggio di ottimismo, aprendo alla necessità di pensare alla ripresa delle attività. Una ripartenza che per il nostro comparto sarà ancora più complessa, visto che i nostri eventi richiedono una lunga programmazione. Ringraziamo la Regione Campania per aver raccolto il nostro appello, aver confermato la volontà di aiutarci per farci trovare pronti per la ripartenza”. Ripartenza che dovrà prevedere adeguati protocolli sanitari, più stringenti di quelli dell’anno scorso, ma adottabili senza stravolgere le cerimonie o comportare procedure infattibili o costose. “I tamponi per i partecipanti, ad esempio, – hanno proseguito Petillo e Parisi – non sono la soluzione per evidenti motivi di tutela della salute e di impegni organizzativi ed economici. Fondamentale invece, come ha garantito l’Unità di crisi, che le istituzioni mettano in piedi una macchina in grado di controllare il rispetto dei protocolli, perché non possiamo permetterci che comportamenti non appropriati mandino in fumo i sacrifici fatti dagli sposi e dalle imprese».

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Il Mattino