Matteo Marzotto: «Avevo un grande vuoto: drogato dal mondo non dalle sostanze»

Impeccabile nel suo completo di lana, ha dimestichezza con la grazia anche quando chiede alla sua amata di reggergli un attimo gli occhiali. Una pacatezza e compostezza che mai si...

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Impeccabile nel suo completo di lana, ha dimestichezza con la grazia anche quando chiede alla sua amata di reggergli un attimo gli occhiali. Una pacatezza e compostezza che mai si direbbe sgranata dal dolore. «Sono uno di loro avevo un grande vuoto. Anche se non era un vuoto materiale, i disagi si annidano ovunque. Non mi sono mai drogato di una sostanza - racconta - ma sono stato drogato dal mondo».

 
Matteo sei sempre impegnato nel sociale, qual è stato l'evento scatenante che ti ha fatto prendere coscienza?
«Conoscere Chiara Amirante è stato uno shock. L'ho incontrata per una serie di peripezie e ho capito che era una lieve incidenza, un piccolo miracolo».

C'è qualcosa di personale che ti lega alle vicende dei ragazzi che aiuti?
«Sono uno di loro. Avevo un grande vuoto, il grande vuoto non è necessariamente materiale. I disagi nella vita partono da lontano, sono ovunque, e io sono assolutamente come uno dei nostri fratelli che hanno avuto problemi di dipendenza. Non mi sono mai drogato di una sostanza ma sono stato drogato dal mondo e ad un certo punto Dio vuole che ti rimetti un po' in carreggiata. Fai incontri che ti cambiano e la vita migliora molto».

C'è un luogo che ti ha fatto mettere in discussione?
«Medjugorje, era il 2011».

È stato quello il momento scatenante della redenzione?
«C'è stato un concorso di momenti, di tante riflessioni, di tanti vuoti e disagi».

Prossimi impegni nel sociale?
«Cerco di dare una mano a Nuovi Orizzonti, mi sono occupato per tutta la vita di una fondazione di una malattia genetica, la fibrosi cistica che mi ha portato via mia sorella Annalisa. Cercare di fare qualcosa per gli altri migliora la vita enormemente, per me è una benedizione anche solo poterlo fare». 
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Il Mattino