È pur sempre l'esame di maturità. Quello delle notti insonni e per cui si studia mesi, anche se quest'anno le limitazioni dovute al Covid-19 ne hanno...
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I maturandi del 2020, senza il sostegno di tutta la classe o di amici, con un solo accompagnatore ammesso in aula, hanno iniziato il loro esame con le stesse proccupazioni, paure ed emozioni che hanno contraddistinto tutte le generazioni.
I primi ad uscire hanno raccontato la gioia per aver superato questo grande traguardo, accompagnati solo dagli abbracci (virtuali) di amici e parenti.
«Prima di entrare abbiamo igienizzato le mani - ricostruisce una studentessa del Liceo Eleonora Pimentel Fonseca di Piazza del Gesù - ma la paura più grande era di non riuscire a dire tutto nell'ora di colloquio prevista. Sento di aver raggiunto un traguardo importante, ma la sensazione di entrare in aula con la mascherina è stata strana».
«Non mi aspettavo un esame così. Sono un po' scioccata, anche se i professori mi hanno messa a mio agio e conoscevo già gli argomenti da trattare», dice un'altra ragazza appena uscita dall'aula sorridente e senza più la preoccupazione dell'esame.
Il pensiero principale, però, era rivolto agli ultimi giorni di scuola che gli studenti non hanno potuto trascorrere insieme: «Avrei voluto salutare le mie amiche e condividere con loro la paura per l'esame, anche piangere insieme come facevamo prima dei compiti importanti o delle interrogazioni, ma ora che è finito credo sia andata bene, ho studiato tantissimo», dice una neo diplomata del Liceo Genovesi.
Stesse scena al Liceo Vittorio Emanuele II di Piazza Dante. «Ho frequentato tutte le scuole in questo istituto - racconta un ragazzo - e quindi avrei voluto andarmene con il ricordo di una maturità diversa. L'interrogazione, però, è andata bene e quindi sono felice».
Ad attendere i “maturati” fuori dalle scuole c'erano poche persone, nella maggior parte dei casi i genitori, quasi più impauriti degli studenti stessi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino