Miracolo di San Gennaro, Napoli: s'è sciolto il sangue

Alle 17.03 l'arcivescovo don Mimmo Battaglia ha annunciato la liquefazione del sangue

Il il miracolo di San Gennaro
San Gennaro ha fatto il miracolo: alle 17.03 l'arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia ha annunciato la liquefazione del sangue del santo patrono di Napoli.  ...

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San Gennaro ha fatto il miracolo: alle 17.03 l'arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia ha annunciato la liquefazione del sangue del santo patrono di Napoli. 

Il miracolo atteso il sabato che precede la prima domenica di maggio è accompagnato da una processione che parte dal Duomo e attraversa il centro antico della città, per concludersi nella Basilica di Santa Chiara. La processione si svolge in ricordo della traslazione delle reliquie del Santo dal cimitero posto nell'Agro Marciano, territorio oggi ricadente nel quartiere Fuorigrotta, alle Catacombe di Capodimonte, poi denominate per questa ragione Catacombe di San Gennaro, ed è detta anche “processione degli infrascati” per la consuetudine del clero di proteggersi dal sole coprendosi il capo con corone di fiori. 

Il corteo, quest'anno, ha unito sacro e profano. Le immagini dei Santi hanno infatti sfilato tra le centinaia di bandiere e striscioni azzurri che adornano da settimane le strade di Napoli per festeggiare lo scudetto matematicamente conquistato dagli azzurri. Una processione seguita non solo dai tanti fedeli, che dal Duomo hanno accompagnato San Gennaro fino alla chiesa di Santa Chiara, ma anche dalle centinaia di turisti che affollano il capoluogo campano e che si sono trovati a vivere la duplice festa dei napoletani: quella sacra legata al prodigio della liquefazione del sangue del Santo Patrono e quella profana legata al calcio.

Riferimenti calcistici anche nell'omelia dell'arcivescovo Battaglia: «Le opere grandi si compiono quando facciamo un gioco di squadra tra noi e con il Signore e sono certo che nella misura in cui scommetteremo su questo gioco potremmo realmente rivoluzionare l'ordine ingiusto e iniquo che tante volte avvolge la nostra città, il nostro Paese, il mondo intero. Sì, giocare in squadra con Dio significa credere che il male, la morte, l'egoismo non avranno l'ultima parola sulla vita, sul creato, sulla storia. Giocare in squadra, tutti, nessuno escluso, - ha aggiunto - anche chi in alcuni momenti della sua vita ha danneggiato il gioco, ha ignorato i compagni, ha commesso falli gravi, ignorando le regole e la fraternità».

Nel corso dell'omelia l'arcivescovo ha riservato un passaggio alla vicenda di Fabio Varrella, ingegnere ferito per difendere lo scooter da alcuni rapinatori., lo scorso marzo. «Qualche giorno fa - ha detto Battaglia - Fabio mi ha detto che il suo desiderio non è la giustizia intesa come sanzione ma, piuttosto come possibilità data anche a chi nella vita ha sbagliato, come i suoi rapinatori, che considera persone da aiutare a risalire dal baratro della violenza e su cui scommettere perché anch'esse una volta recuperate potranno contribuire al gioco della comunità, al bene di tutti. Si, scommettere sul bene, prevenire il male, affinché non ci siano più feste la cui genuina gioia è inquinata da mani violente e da cuori armati». 

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Il Mattino