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Appare ancora solido il sangue di San Gennaro contenuto nell'ampolla esposta sull'altare maggiore del Duomo di Napoli. La teca è stata presa una seconda volta dalla cassaforte nella Cappella di San Gennaro alle 16.30 ed è stata riportata sull'altare maggiore, esposta per la venerazione dei fedeli. I fedeli presenti nel Duomo, pochi in osservanza alle misure anti Covid, sperano ancora che si possa ripetere il prodigio della liquefazione del sangue nell'ultimo dei tre giorni dell'anno in cui è tradizionalmente atteso.
Il miracolo del 16 dicembre è detto «miracolo laico» perché avviene nella Cappella gestita dalla Deputazione di San Gennaro, istituzione laica presieduta dal sindaco di Napoli, ed è forse il meno conosciuto dei tre e quello che richiama meno fedeli rispetto al miracolo di maggio, quando si svolge la processione dal Duomo alla Basilica di Santa Chiara, e a quello del 19 settembre, giorno del Santo Patrono. Alle 18.30 è iniziata la celebrazione eucaristica, al termine della quale sarà nuovamente controllata l'ampolla. Nel Duomo è intanto arrivato il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo «uscente» e amministratore apostolico fino all'arrivo del nuovo arcivescovo, monsignor Domenico Battaglia, appena nominato da Papa Francesco.
«Compiamo un atto di vera e profonda devozione al nostro Santo Gennaro perché siamo uniti nel suo nome, è lui che ci aiuta a vivere e a testimoniare la Fede e anche se il sangue non si scioglie non significa chissà che cosa.
«Rivolgiamo la nostra preghiera a Dio perché dia forza e coraggio al nostro popolo per affrontare i momenti di questa pandemia che sta costringendo tutti a ripensare la propria vita e che sta causando molti problemi soprattutto ai più deboli e ai più fragili, e ai morti in solitudine che sono il dramma più grande», ha detto in mattinata monsignor Vincenzo De Gregorio, abate della Cappella del Tesoro. Dei tre miracoli, la data del 16 dicembre è la ricorrenza meno conosciuta, rispetto a quella della processione del sabato che precede la prima domenica di maggio e quella canonica del 19 settembre. Si tramanda che il in quella data, nel 1631, una tremenda eruzione del Vesuvio stava seriamente minacciando di distruggere Napoli. La lava era ormai alle porte della città e stava per demolire i primi edifici, ma i napoletani si appellarono a San Gennaro, che da sempre protegge Napoli dalla potenza distruttrice del vulcano, portando in processione le ampolle del sangue con il busto del Santo Protettore al ponte dei Granili, il ponte della Maddalena. Il sangue si sciolse e il magma si arrestò improvvisamente risparmiando la città.
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