Napoli capitale della piccola impresa artigianale nel settore dell'abbigliamento. E il sistema Moda Made in Naples è una chimera, considerato l'indiscusso appeal...
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«Lo scorso anno ha spiegato il presidente della sezione moda dell'Unione Industriali, Maurizio Marinella - il progetto è partito benissimo, con un'operazione di immagine ma anche con risultati molto concreti, visto che negli incontri B2B tutti i buyers hanno effettuato degli ordini. Vogliamo continuare a trasmettere Napoli con le sue bellezze». Nel corso della manifestazione, ottanta buyers provenienti da oltre 20 paesi del mondo - dal Libano all'Australia, dal Giappone alla Corea del Sud, dagli Emirati Arabi al Kazakistan, agli Stati Uniti - incontreranno 80 aziende campane del settore del tessile e dell'abbigliamento. Per lo stesso Maurizio Marinella il momento è più che mai propizio: «Abbiamo già raggiunto un risultato che è quello di mettere Napoli al centro del Sistema Moda. E vogliamo continuare a farlo perciò faremo in modo che questa manifestazione non muoia mai. Non era mai capitato che tante aziende campane incontrassero 80 buyers. D'altronde, in questo momento, ci sono giorni della settimana in cui non si parla quasi mai italiano, considerata la massiccia presenza di turisti. Napoli offre cultura. E uno sguardo all'estero va dato perché i confini si sono abbattuti». Le imprese locali protagoniste della rassegna sono state selezionate dall'Ice, per i loro requisiti di originalità e perché caratteristiche della moda Made in Naples.
«L'obiettivo - ha annunciato Carlo Palmieri, vicepresidente della Sezione Moda di Unione Industriali - è valorizzare l'industria della moda presente con tante eccellenze e con un considerevole e qualificato tessuto produttivo sul territorio, in un percorso di integrazione con i valori identitari della realtà napoletana, dal turismo alla cultura, all'arte».
Il Mattino